Maurizio Pirovano – Il tempo perduto (Latlantide)

 

Non è sempre facile parlare dei nostri tempi e di tutto ciò che ci circonda senza scadere nella banalità, il nostro raccontare deve essere una ricerca continua, un ozio da abbattere, un’esigenza quasi mistica di entrare in comunione con l’ascoltatore per veicolare e trasportare un messaggio, portare al fianco parole che non moriranno con il passare dell’oggi. Maurizio Pirovano conosce bene gli effetti di questa società malata e senza peli sulla lingua riesce a comunicare un bisogno di espressività che al quinto disco apre prepotentemente al desiderio di scuotere qualcosa che ci portiamo dentro, quel bisogno in grado di farci comprendere che la vita è unica e che il contorno che pensiamo possa essere rivoluzionario alla fine è solo lo specchio della nostra inettitudine. Sono undici tracce rock quelle presenti nel disco, undici canzoni che si ispirano a suoni internazionali e di ampio respiro capaci di veicolare sensazioni e giusto tiro già con la traccia d’apertura Piangeresti per me, passando per la bellissima title track e per i racconti di vita di Genova e Sedici Anni fino al finale esplosivo e lisergico di Stato di allucinazione apparente. Un disco eclettico che alza l’asticella per Maurizio Pirovano, un album che coniuga in modo efficace canzone radiofonica e quel qualcosa in più da ricercare oltre la linearità del non sense moderno.