Malkovic – Tempismo (Costello’s Records)

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Post rock emozionale deflagrante in delay puro loopato capace di scaraventare al suolo integrità e potenza all’interno di brani scavati per l’occasione. Dopo la pubblicazione di due EP i nostri tornano con un disco completo e pieno a dismisura di incontrollato bisogno di appartenenza con una musica d’ambientazione che recupera spazi e lascia coinvolgere l’ascoltatore all’interno di un mare in tempesta, all’interno di un mondo creato per l’occasione e pieno di materia da incanalare nel tempo. Malinconia introspettiva, rabbia e azione sono gli elementi necessari per comprendere una poetica che cuce addosso l’abito migliore e Tempismo è proprio un disco che calza a pennello e che riesce a parlare di questa realtà attraverso spazi e percorsi da raggiungere. Da SVP a Resra i nostri mescolano uno strumentale al cantato per un disco impattante, meditativo, coinvolgente e a tratti etereo.


Malkovic – Buena Sosta (Costello’s Records)

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Suoni a profusione che si intrecciano attraverso un teletrasporto spazio tempo in grado di relegare l’inutile e dando un senso alle esplosioni circostanti. I Malkovic ritornano con un nuovo EP fatto di canzoni suonate a dismisura e cantate altrettanto bene in un vortice di parole che si muove attraverso una quotidianità che distrugge e che con rabbia trascina con sé la parte migliore che possiamo portarci dentro. Cinque pezzi soltanto, questi, ma in grado inevitabilmente di cambiare l’assetto strutturale di un intero disco per un post rock di pura goduria cosmica, impegnato quanto basta per portare i nostri ad un livello davvero importante. Da Colossus fino a Chitarrina passando per la riuscita title track i Malkovic con Buena Sosta architettano un meccanismo che pone le basi, spero, per soddisfazioni future ancora più vere e reali. 


Malkovic – Malkovic (Autoproduzione)

Quattro pezzi da camicie di flanella che abbracciano un sostanziale ritorno alle sonorità intrinseche di venti anni fa, rapportando un composizione qualitativamente notevole nei confronti di band come Pixies, Nirvana e gli italiani Verdena, trasformando la polvere di strade infinite in vissuti distorti e ricchi di sostanza, capaci di penetrare a fondo, convincendo e osando, cercando appunto quel qualcosa che non muore e che risiede dentro di noi per poter guardare in alto, per dire di esistere, in una lotta continua con un mondo perso e in cambiamento, in una lotta ambientale, tra le bombe di ogni giorno e il sostanziale declino di una società malata.

I Malkovic, Elia Pastori alla batteria, Fabio Copeta al basso e Giovanni Pedersini alla chitarra e alla voce, ci raccontano tutto questo, parlano con la voce del passato di argomenti che inglobano il futuro, prendendo in questo EP di quattro tracce, il meglio della musica degli anni ’90 per condensarla e ridonarla in tutto il suo splendore accecante.