Malamanera – Dimmi cosa vedi (Autoproduzione)

Se devo rispondere alla domanda che da il titolo al disco, vedo tanta bella speranza utopica che converge e si apre in tutta la sua bellezza attraverso queste canzoni che danno un senso profondo al nostro esistere, fuori dai cliché di stile e implementando un pensiero che si staglia oltre le solite mete per cercare di dare un senso al tutto che ci circonda, soffermandosi sull’importanza del vivere sociale, dello stare insieme, del condividere e dello sperare. I Malamanera sono tornati con un disco emblematico per i nostri giorni, sono tornati raccontandoci un pezzo di mondo che non conosciamo o che troppe volte ci siamo dimenticati di osservare da vicino. La band toscana parla di vite, le nostre, abbandonando per certi versi la leggerezza del precedente album per concentrasi maggiormente sulla forma e sul contenuto impresso in questi pezzi in levare che si approcciano ad un cantautorato d’insieme che prende forma via via che le canzoni si susseguono, da Piccola goccia fino a Panamerikana, giocando con le parole, ma ricordando ancora una volta il bisogno di schierarsi sempre e solo da una parte: la parte migliore che possiamo intravedere in tutte le cose.

Per ulteriori info e per acquistare l’album:

https://malamanera.bandcamp.com/album/dimmi-cosa-vedi-4

Malamanera – Il primo passo (Autoproduzione)

Musica d’autore scanzonata e spensierata che grazie ad un ritmo latino ci proietta inesorabilmente in un mondo fatto di colori e sensazioni, ritornelli facili da memorizzare inglobati da una linea melodica che prende fin dalle prime note.

Un disco ricco di sole, che lascia da parte le malinconie invernali per concedersi in un solo e lungo caldo abbraccio, un momento di pace interiore che rispecchia in primis un amore sconsiderato per la natura, quella natura raccolta e coltivata, una natura che dona frutti sperati e ripaga dello sforzo fatto grazie ad un suono dub incuriosito dallo step avvincente di fisarmonica incastonata con la batteria.

La voce poi si innesta perfettamente creando con basso e chitarra un incalzante filastrocca continua che si fa portatrice di un suono fresco, non troppo manipolato e che si lascia all’intuizione brillante e pulita di un levare accompagnato dal reggae sud americano e decantato tra samba e ska nostrano.

Otto composizioni che seguono una linea guida, otto canzoni che parlano di noi e della positività partendo con Maldita e finendo con Tu Que tra viaggi sognanti in territori lontani e selvaggi.

Un disco d’autore quindi fatto da una band, un disco che si racconta si con leggero impegno, ma che si lascia anche trasportare dall’emozione e dal contatto con qualcosa che per consuetudine è lontano, ma che grazie alla scoperta risulta essere incredibilmente vicino.