Virtual time – Long distance (IRMA Records)

Suoni di una eco lontana che richiamano i fasti di una musica rock dura e pura che non esiste più, calcando palchi polverosi con addosso camicie sbottonate e rilievo di paesaggi suburbani dove l’energia si trasforma in speranza e dove le note distorte regalano emozioni atemporali e cariche di spessore a riportarci con una DeLorean proprio all’epoca dei Led Zeppelin dove capacità canora e virtuosismi strumentali erano il marchio di fabbrica per una musica che non ricercava le mezze misure, ma colpiva sapientemente al centro di quell’isola chiamata cuore. I Virtual Time sanno rimescolare alla perfezione le carte di un tempo che non c’è più, lo fanno egregiamente, con la capacità di chi ha nell’animo una grinta pronta ad esplodere in ogni situazione, una grinta che si esprime nella bellezza di canzoni riuscite che aprono a concentriche fughe verso l’orizzonte che abbiamo di fronte, accarezzando Jack White e mescolando una formula davvero originale nonostante il già sentito, per virtuosismi moderni che sanno e che conoscono i punti essenziali dove colpire.