Nova sui prati notturni – Quante stelle (Lizard Records)

Nova Sui Prati Notturni

Visioni siderali amplificano le sensazioni strumentali di una band rodata e capace, da sempre, di scrivere emozioni figurate all’interno di un vortice di pregevole fattura che dimentica le mode e trova una propria corrente espressiva nell’intricato universo della musica italiana. Tornano i vicentini Nova sui prati notturni con una prova che profuma di rinascita e nel contempo capace di descrivere sensazioni e atmosfere all’interno di un cortometraggio fatto di immagini espressive che racconta di un viaggio vissuto e interiorizzato dall’artista visivo Pietro Scarso e da Giovanna Carlotto. Un viaggio allucinato e allucinante che corrode in modo viscerale frammentando attimi che si fanno ricerca verso un mare calmo prima del ritorno, prima della sera. Sono cinque brani a comporre concentrazioni neuronali che dimenticano e tralasciano il presente per proiettare l’ascoltare in una nuova realtà costruita e dilatata. Cinque pezzi tra l’etereo e l’impetuoso a segnare, ancora una volta, la bravura di una band che ha fatto della qualità il proprio marchio di fabbrica.


feat.Esserelà – Disco Dooro (JFR/Lizard Records)

Strampalate visioni di un prog d’annata impastato a dovere con la nostra realtà ad intessere immagini lisergiche di un’altra epoca, di un’altra dimensione. Onirici quanto basta i feat.Esserelà costruiscono un disco immaginifico e mescolato a quel senso di fare musica per puro piacere senza farsi grossi problemi e soprattutto senza avere grosse aspettative. Quello che ne esce è un disco carico di vivacità che sporca la tavolozza dei colori con fare del tutto personale e mai banale, ma piuttosto costruito ad arte per intavolare discussioni multidimensionali con questo e altri mondi. Disco Dooro alla fine è un disco maledettamente buono. Un insieme di tracce che nella loro eterogeneità d’insieme regalano emozioni a non finire e non smettono di stupire minuto su minuto, secondo dopo secondo.

Bruno Bavota Ensemble – La casa sulla luna (Lizard Records)

Rara bellezza e genuina voglia di vivere si riscontrano in questo prezioso lavoro di Bruno Bavota, compositore napoletano e pianista d’eccellenza di nemmeno trent’anni.

Per l’occasione si aggh512vjivDcrL._SL500_AA280_inda a festa e con lui riunisce un ensemble di musicisti quali Marco Pescosolido al violoncello e Paolo Sasso al violino, donando ai brani quel gusto retrò e malinconico unico e inconfondibile.

La somiglianza con l’italianità di Einaudi è evidente anche se Bruno utilizza l’eredità del minimal piano passando da autori come Philip Glass, Jan Swerts o del greco Christos Kapenis e centrifugando il tutto aggiungendo tocchi di stile personali e lucenti, quali cavalcate infinite e refrain memorabili.

Non risulta facile recensire un album di questa levatura, quali siano poi i gusti musicali di chi lo fa e in secondo luogo di chi ascolta, ma questa è musica che parla alla natura in modo simbiotico toccando inevitabilmente i tasti degli affetti e delle passioni dell’anima.

E’ impossibile non lasciarsi trasportare da composizioni quali “Amour” o “Il dito si muove sul vetro appannato” o da titoli più evocativi quali “C’è un cinema laggiù” o “Il sole di domenica” ; certo è che questo ragazzo sta preparando la strada a un nuovo futuro italiano.

Chissà che cosa avranno pensato gli esperti di settore dopo averlo selezionato tra migliaia di artisti per suonare alla Royal Albert Hall di Londra in occasione dell’Accidental Festival; si saranno chiesti inevitabilmente il luogo di provenienza di questa musica non trovando risposta alcuna.

La reazione sembra invece alquanto naturale: un giovane uomo con i suoi 88 tasti che fanno sognare anche gli avvezzi agli incubi; una piccola casa, una città dormiente e una luna che le sta a guardare, questo è il luogo dove ognuno di noi vorrebbe riposare.