Le piccole creature stanno ad ascoltare, stanno ad ascoltare come va il mondo, senza chiedersi troppo, senza uno scopo preciso, ma utilizzando tutta la propria forza ed energia per dare vita a qualcosa di fantastico e insuperabile, ricco di colori e di sfumature, un arcobaleno in musica che si immagina tra cavalcate acustiche e arpeggi infiniti, una sostanza calda e accogliente, portatrice dei giorni e del nostro futuro.
Le piccole creature sono piene di vita quindi e soprattutto amano alla follia la sperimentazione sonora, intrapresa a tal punto da far confluire nuove leve all’interno del progetto: Simone Berrini e Luca Gambacorta.
Un miscuglio omogeneo di world music che abbraccia il folk e il pop generando una sorta di stile difficile da incasellare, anche se nelle otto tracce del disco possiamo incontrate echi e rimandi di Honeybird & The Birdies su tutti e quella sperimentazione così cara a Bjork che rende il tutto imprevedibile e di ampie vedute.
Un disco egregio in tutte le sue forme, spaziale e cosmico e così terreno, che sembra quasi di toccare un qualcosa di così lontano e inarrivabile, senza però chiedersi il dove si andrà, senza chiedersi se quello che ascoltiamo è reale o fantasia e soprattutto senza alzarci dalla terra su cui siamo appoggiati.