Limone – Secondo Limone (Dischi Soviet Studio)

Testi stralunati con piglio deciso che si fanno strada nella giungla suburbana intascando un secondo disco più pungente, quasi aspro a raccontare del tempo in cui viviamo tra il nord est che non è più tale e un occhio attento all’Italia che sta cambiando.

Filippo Fantinato in arte Limone dopo il primo fortunato album Spazio tempo e Circostanze riprende la dimensione domestica dei live da salotto e incornicia una prova molto simile alla prima anche se qui il tutto è condito da un’amarezza di fondo, amarezza certo che si fa ironia, ma il nostro abbandona gli amori lontani per concentrarsi sulla società del consumo per evidenziarne difetti incontrollabili, ma verificabili.

Una manciata di minuti bastano per comprendere la caratura e la maturazione del nostro che dopo due anni si cimenta ancora con ossimori di grande impatto, tra Amanda Knox che trova un nuovo coinquilino, il gattino da salvare su Studio Aperto accompagnato da un’improbabile sonata di Einaudi, i mobili dell’Ikea le bombe di Bush e i cantautori moderni morti in Calabria addolcendo il sole.

Sfumature su sfumature, colore su colore questo album coccolato da un’elettronica che non manca mai apre nuove strade e la forte capacità espressiva del cantautore si trasforma per dare e creare un nuovo spazio ironico/intellettuale fatto da ognuno di Noi dove la raffinatezza è matrice principale del tutto e dove i pensieri, quelli veri, si possono leggere nascosti tra le righe lasciate in sospeso, quei testi strampalati dall’impronta naif che nascondono un mondo fatto questa volta da pennellate di colore in tre dimensioni capaci di farci vivere una realtà forse diversa, forse lontana, forse troppo amara, di certo vera e reale.

 

Limone – Spazio, tempo e circostanze (Dischi Soviet Studio)

Limone non è solo giallo, ma racchiude al proprio interno i colori più variegati dell’arcobaleno.

Il cantautore vicentino al suo disspazio-tempo-e-circostanze-limoneco d’esordio, dopo svariate esperienze con gruppi rock locali, vede la sua maturazione nel 2011 quando da verde passa a un giallo maturo del sole d’estate.

10 pezzi che racchiudono un mondo intimista e adatto a pochi, dico io per fortuna, in cui a prevalere sono gli arrangiamenti sintetizzati dalle tastiere di Leslie Lello e la voce asciutta e disincantata-naif di Filippo Fantinato.

Eco della poetica è racchiuso in quel cantautorato di stampo elettronico che ricorda Samuele Bersani, Tricarico e una strizzatina d’occhio alle band radiofoniche dell’ultima ora.

Qui però non parliamo di semplice musica pop, ma di un mondo silenzioso, un mondo blu notte in cui la miglior offerta indie si incrocia con l’io di un ragazzo che vuole raccontare storie partendo dalle storie, raccontare una vita, partendo dalla sua.

Ecco allora che in Aperitivo? crolla un mondo che già di per se era costruito su castelli di carta, mentre Assomigli a Marte ci porta su terre lontanissime ricordando Il piccolo principe.

Lettera ad un produttore è sarcastico bagliore contro la multinazionale della musica e dello spettacolo, Proiettile di lana cavalca melodie Brittiane lasciando il posto alla delicata Chi sono io?, il pezzo più marcatamente radiofonico di tutto il disco.

In Luce d’Agosto Limone canta: ti ho incontrata sopra una luna dorata, La Festa di San Menaio ricorda Branduardi alla Fiera dell’Est con Battiato che, seduti ad un tavolino, parlano di un’Italia vuota.

Per tre è poesia introspettiva che raccoglie l’entrata di Beatrice.

Suo figlio è pazzo è la partenza in astronave di un ragazzo che non è di qui, lontano musicalmente di certo ma ricordando SpaceBoy , rock siamese di Corghiana memoria.

Un disco, che come album d’esordio, regala emozioni a non finire, con la capacità di suonare pop più di qualsiasi altra produzione, conservando una vena indie spiccata e presente, quasi a riempire vuoti incolmabili da entrambe le parti.