Figé de mar – Come un Navigante (Autoproduzione)

Omaggio nei confronti del luogo natio, omaggio a terre di mare e di conquista dove la barca della vita si inerpica lungo anfratti sconosciuti e pieni di di ricerca, pieni di attimi nel buio da dove poter concretamente sperare in una rinascita, in un cambiamento, in una costante illusione di bellezza che si affaccia prepotentemente e nello stesso tempo declina l’invito e scompare come illusione. I Figé de mar confezionano una prova assai interessante, niente di nuovo certo, ma nel loro suono colpisce la profondità nei testi per una così giovane band e soprattutto il desiderio di intraprendere il sentiero della vita attraversando una direzione concreta, cercando punti d’appoggio e velati rimandi al passato. In bilico tra canzone d’autore e pop radiofonico i nostri consegnano un EP leggero e nel contempo introspettivo già dalla prima e interrogativa Questa pelle passando per il singolo Boulevard fino all’interessante finale in La città coniugando suoni e ricerca, coniugando la passione per un tempo che non c’è più con un piglio di modernità, dagli anni ’70 ad oggi nella miglior tradizione della musica leggera italiana in evoluzione.

I Carnival – Se non mi tengo volo (La clinica dischi)

Atmosfere meno cupe ed energia accessibile  e fruibile ad un pubblico più vasto, questo è il nuovo marchio di fabbrica de I Carnival, band nata a La Spezia nel 2013 e che porta con se gli albori di un passato notevole, che li ha visti condividere palchi prestigiosi con Gualazzi, Capovilla ed Ex Otago fra gli altri e che in qualche modo questo rincorrere un sogno li ha spinti a cercare di definirsi prima per poi ritrovare, grazie alla musica, essenza vitale, un modo semplice e più vicino, quasi pop, di arrivare alle orecchie di un pubblico sempre più ampio.

Partendo da una matrice di puro stampo rock cantato in italiano i nostri si domandano l’essenza del volo, intesa come capacità di straniarsi dalla realtà, immedesimandosi in un qualcosa che si chiama vita e invitando tutti ad aprire il proprio cuore a fare esperienze per non morire di rimpianti, per non morire ancora una volta dopo giorni passati coinvolti e lacerati da una società che ci opprime, un disco che è anche spaccato di realtà, dove qualsiasi persona nel bene o nel male può riconoscersi e dove la neutralità non esiste, anzi esiste un forte di desiderio di schierarsi prima che sia troppo tardi.

Un disco eccentrico, dalle parole mai soppesate, schiette e dirette, un album che riconferma la bravura di questa band nell’intessere trame profonde, vivendo e sperando nel quotidiano divenire umano.

Country Corpses – Protozoan in love (Gufo Records/Scatti vorticosi Records)

Evoluzione del post grunge quasi fosse un’incarnazione sonora di quel rock d’oltreoceano che negli anni ’90 aveva cambiato le regole del gioco in fatto di musica, snocciolando idee per futuri radiosi e preparando la strada ad un’apertura sonora come mai prima.

I Country Corpses nascono a La Spezia nel 2008 e colgono tutta l’eredità delle band di due dacadi fa per concentrarle in un disco che se fosse uscito nel ’93 sarebbe stato di certo un successo a livello internazionale.

Nascono per scherzo questi ragazzi, nascono facendo garage punk e trovano poi una propria evoluzione sonora nella continua ricerca atta a condensare e a divincolarsi a generi prestabiliti per fare dell’originalità un proprio marchio di fabbrica.

Ammaliati dalla bellezza in divenire di band come Dinosaur Jr., Melvins e Mudhoney i nostri si concedono ad ampi sprazzi di improvvisazione sonora dove la voce di Daniele Sanguinetti si amalgama in modo esemplare e sicuro, acceso quanto basta per emozionare e intrappolando l’hardcore in mille sfumature diverse.

Ecco allora che i battenti si aprono con Healthcare finendo con Worthless in un tunnel sperimentale e contagioso, diretto come un pugno allo stomaco e compresso fino ad entrarti nella mente.

Album pieno quindi e scintillante che si può scaricare gratuitamente sulla pagina bandcamp del gruppo e scusate se è poco.