E’ lo scarafaggio che si insinua nella tua mente, è quel pezzo di giovinezza assemblata che non ritrovi più da un giorno all’altro, è quell’essere che scalpita e ti tiene inchiodato dentro ad una prigione immaginaria, una compostezza che si apre in deflagrazioni sonore, un incedere piano e sincopato per poi aprirsi al nulla che avanza.
Ep immacolato con cambi umorali degli di una rock band che sa il fatto suo e si concede trattenendo il fiato, apnea serrata e liquefatta pronta a consegnarci una prova spettacolare e distorta, quasi malata, la metamorfosi kafkiana che si ripropone a noi, scendendo sempre più negli abissi a riscoprire ciò che abbiamo perduto.
Anticonvenzionali per scelta e per necessità i nostri lombardi sfoderano quattro pezzi Blatta, Buscemi, Korsakof e Sfiati nel cranio: quattro immagini scritte nel libro del tempo a rincorrere parole che a poco a poco si concentrano su di un’essenzialità che fa da rimbombo esistenziale.
Un eco poetico, un trascinarsi di moto ondoso, fino all’oscurità, rapiti da qualsivoglia forma di vita, rapiti da una coscienza che può essere rappresentata solo dal buio dentro di noi.