Stanley Rubik – Kurtz sta bene (INRI)

Un disco sull’abbandono e la paura di vivere, la cupezza dell’anima che ci fa perdere le tracce di noi stessi e non sa dove condurci, verso stili di vita inusuali e passaggi marini d’introspezione sonora che cavalcano il momento e concedono una riflessione sull’essere umano statico, privo di vita, manovrato da fili invisibili e allo stesso tempo colpevole di non fare abbastanza per sopravvivere, per gridare la propria esistenza, per contendersi fino all’ultimo per dichiarare la propria libertà.

Gli Stanlet Rubik confezionano un disco arrangiato magistralmente con un’elettronica che sa di innovativo e sperimentale in bilico tra un James Blake e il Trent Reznor per come lo conosciamo; un concentrato di cupezza sonora che elargisce nuovi spazi d’approdo, tra testi impegnati, passaggi surreali e capacità distensive di tessere trame sonore partendo con il pezzo d’atmosfera Cado e finendo con Bocca vuota, passando per la meravigliosa Prognosi che fa da spartiacque all’intero disco.

Dieci pezzi che si fanno poesia sonora e concentrano la loro storia in una ricerca che sa di bisogno di scoprire, oltre le apparenze e oltre ogni aspettativa, tendendo la mano verso un qualcosa di inarrivabile, ma ben visibile e voluto.