Julie’s Haircut – In the silence electric (Rocket Recordings)

Nel nuovo dei Julie’s Haircut c’è sempre una ricerca costante alla bellezza espansa e metaforica all’interno di confini mai segnati, ma carichi di sostanza in divenire che come labirinto mentale intraprende strade tortuose e ricche di rimandi ad una forma canzone consapevole e strategicamente percettibile. La psichedelia si fonde con il jazz e con strati apparenti di new wave perpetua ad intrecciare vissuti ed esperienze calcanti, mai banali, ma sempre in evoluzione per un disco maturo e dal forte carattere personale. I labirinti intrinseci di In the silence electric trasformano l’ascolto in qualcosa di etereo, sognante, perpetuo, qualcosa che dalle nubi sulfuree e vaporose rende tangibilità e potenza ad un disco che nella notte e nell’oscurità trova le proprie carte interne per apparire. Da Anticipation of the night fino a for the seven lakes i nostri confondono atmosfere e ci regalano una prova superlativa.


Julie’s Haircut – Invocation and ritual dance of my demon twin (Rocket Recordings)

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Visione obliqua di un mondo ancestrale e compenetrante con chiare espressioni di tempo che si amalgamano intensamente a ristabilire forme sonore che attingono ispirazione da generi e mescolanze in un cerchio che continua di prepotenza la propria fase motrice e assapora in modo del tutto arcano rituali e invocazioni fino all’esplodere dolce della marea  soffocante.

I Julie’s Haircut sono tornati e in questo loro settimo album si abbandonano ad esplosioni sonore capaci di racchiudere la bellezza di una musica che coglie il respiro internazionale e prosegue la sua ricerca allargando gli orizzonti e gli eventi circostanti fino a conglobare l’insieme delle astrazioni cosmiche ottenute in un sodalizio che si fa naturale proseguimento del predecessore Ashram Equinox per spunti di difficile catalogazione, ma che seguono un percorso di post rock mescolato alla psichedelia lisergica e al cantato che lascia spazio alle visioni tormentate di un mondo in declino da Zukunft fino a Koan passando per quella Gathering Light, già singolo di presentazione e i voli pindarici di Deluge e Cycles a rafforzare l’idea di continuità e totale abbandono nei confronti di un bisogno di rappresentare il mondo in cui viviamo attraverso un canto lontano frastornato dalla potenza sonora di una musica sospesa.

Ashram Equinox – Julie’s haircut (Woodworm, Santeria)

A un anno di distanza dal precedente ep gli emiliani Julie’s Haircut tornano alla grande firmando un disco di atmosfere metropolitane denso di significati e altrettante pretese che vengono soddisfatte lungo i 40 minuti in una sola e unica sinfonia d’autore.

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Una suite di post rock strumentale dove l’avant  viene mescolato all’Oldfield d’annata creando una trance di pura improvvisazione e ricerca sonora difficile da trovare, difficile da sentire oggi.

I 5 ragazzi entrano a far parte così di una schiera ricercata e amata per l’ambizione di donare al panorama musicale sempre qualcosa di nuovo e di vero.

I meandri tendono alla luce quando Ashram si impone vorticosa partecipando all’Elfman indiavolato di Tarazed; sentori orientali si ascoltano in Johin tra i fumi dei Narghilè e i tappetti sonori a ricoprire il tempo dilatato e oltremodo disperso, mentre Taarna è una cavalcata circoscritta al fulmine che verrà, al rullante in primo piano a preannunciare scariche elettroniche di synth in tremolo.

Equinox è puro ambient che preannuncia la semi Morning-Bell Sator e qui entra in gioco il piano che squarcia le profondità con bassi poderosi nel viaggio Floydiano di Taotie, a finire la speranzosa Han.

Un disco fatto di immagini suggestive, di racconti che vanno oltre il definito, un viaggio di ricerca continua e mutevole capacità di esprimere energia composta e psichedelica maestria.