Jocelyn Pulsar – Contro i giovani (Cabezon Records)

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Amarcord di situazioni da apprezzare estrapolate dall’album del tempo e piene di rimandi alla storia che viviamo, alla nostra storia, in un acustico e delicato modo di esprimere significati che si affacciano alla realtà con sapienza distribuita e parole, modi, opinioni che reagiscono agli sfoghi adolescenziali proiettandoci in un’età adulta che ci vede protagonisti interi del nostro venire al mondo. Il nuovo di Jocelyn Pulsar, all’anagrafe Francesco Pizzinelli, esce dal cilindro dell’illusione dopo due anni di gestazione e parla a cuore aperto di una età anagrafica che in tutto e per tutto va contro le mode preimpostate ed etichettate del momento, un disco che parla degli anni ’90 nel 2018, un album che usa il linguaggio di quegli anni, tra citazioni e vita vissuta, vita vera che non si scorda in un bicchiere d’acqua o in una canzone mp3, ma piuttosto scava attraverso un cantautorato interiore e autobiografico. Bombe inesplose fa solo da apripista a pezzi fondamentali come la title track, Mi volevo comprare un bar o Le balene nel finale a risarcire in qualche modo un debito o più semplicemente raccontando di questi giorni dove tutto il fondamentale sembra essere sempre più dimenticato. 


Jocelyn Pulsar – Convivenza Arcade (La Sete Dischi)

Disco a bassa fedeltà che stupisce il percorso sempre più sghembo e squinternato del nostro Francesco Pizzinelli, già conosciuto nelle pagine virtuali di Indiepercui, per il progetto parallelo DIVANO, un album, questo Convivenza Arcade, che si pone l’inquietante e quotidiano mistero delle donne e degli uomini, del matrimonio e soprattutto della convivenza, lo fa in modo diretto, una specie di nuovo Dente della canzone italiana, anche se il nostro è maggiormente ancorato alla realtà, senza l’uso di ossimori o metafore, ma arrivando al punto in maniera del tutto naturale, con canzoni strutturate in modo semplice e lineare, strofa/ritornello, ma nel contempo cariche di quella forza alimentata da parole importanti, da parole che in questo caso si concentrano in spaccati di vita atti a raccontare le derive e le incomprensioni del vivere assieme, per un album che ha propriamente una grafica a 8 bit, quella stessa grafica di quando esisteva la sfida infinita tra Commodore 64  e Spectrum, la sfida tra due macchine alla fin fine complementari, un po’ come i rapporti, un po’ come l’uomo e la donna, manovrati da fili infiniti e sottili, così diversi e nel contempo così uguali, da non poterne reciprocamente fare a meno.