Opificio del dubbio – Epico (Autoproduzione)

Sperimentazioni sonore che toccano gli ellenici del passato in un vortice continuo frammentato da canzoni e poesie, tre a tre, un raccontare di un mondo svanito e della bellezza che questo raccoglieva in antichi splendori ormai perduti, alla ricerca di un legame profondo con la nostra cultura e la nostra capacità visionaria di proiettarci ancora, per un momento, a comprendere i sospiri degli occhi, vicini al cuore, in una terra che è  stata culla di civiltà e che continua ad esserlo oggi più che mai.

La band vicentina, Opificio del Dubbio, incarna la complessità con questa nuova prova intersecando strumenti inusuali, ma marchio di fabbrica del loro appeal, come il flauto traverso e il bouzouki, amalgamando testi ispirati con le basi ritmiche di basso, batteria e chitarra ricreando la continua ricerca sonora che li caratterizza da tempo e che soprattutto in questo disco si guadagna un posto nelle produzioni nostrane grazie ad uno stile deciso che conduce ad un’armonia di forma congeniale al loro modo di essere.

Mi hai dato le ali, Era troppo bello , Non ti voltare, Icaro, Narciso, Orfeo, Aria, Acqua, Terra: elementi vitali e indistinguibili, punto di ricerca per ciò che verrà e narrazione che assesta con supporti prog in divenire, costrutti epici e racconti mitologici di una terra lontana, ma ancora vicina, modernità quindi che si esprime in un post modernismo contemporaneo e di impatto; formula vincente per futuri di luce.