Moon in June – In other words we are three (Autoproduzione)

Esordio del trio bresciano che con prodezze blues legate alla psichedelia, confeziona un disco che ha il sapore del classicheggiante spruzzato da luce accecante e fuochi artificiali nel cielo, capaci di dare un senso ad una proposta che altrimenti si dimostrerebbe piatta e già sentita, un album, questo In other words we are three che attinge direttamente dal passato una lezione che possiamo tranquillamente trovare nella musica degli anni ’70 e che porta una prosecuzione naturale odierna in gruppi come White Stripes, Dead Weather e le prime incursioni dei The Strokes; assettati di parallelismo i nostri raccolgono una capacità che confluisce in passione e si legge in modo del tutto naturale, ma con piglio deciso in canzoni come l’apripista Desert, The picture fino alle denunce di Videopoker e la finale Angelene cover riuscita di PJ Harvey, senza però tralasciare pezzi importanti come il singolone Again a ribadire una sfida con un mondo intorno, a ribadire ancora una volta che i caratteri di mescolanza sono essenziali per arrivare ad una meta condivisa, vissuta e sperata, incentrando la ricerca proprio sulla costruzione di una maturità necessaria per rendere la proposta completa e accattivante, cosa che i Moon in June sanno fare bene.