Il vuoto elettrico – Traum (Dreamingorilla Records / I Dischi del Minollo / La Stalla Domestica)

Fragorosi e imponenti, inclassificabili oltre maniera e alla costante ricerca di geometrie rock che cercano di dare un nuovo apporto alla scena circostante, implementando testi affilati in stato di grazia che per l’occasione sono sostenuti da un apparato strumentale davvero notevole e particolarmente incazzato che incrocia l’hardcore al punk passando per un rock pesante ad innescare i drammi esistenziali quotidiani, come fosse colonna sonora di una catastrofe profonda oltre maniera che si perde nel tempo ineluttabile e costringe l’ascoltatore ad arrovellarsi in un profondo stato di coma dove i bombardamenti sonori fanno parte di un tutto complesso e altamente disturbato e dove il notevole apporto negli arrangiamenti da parte di Xabier Iriondo porta l’elettricità di fondo ad incrociare il suono del Teatro degli orrori e degli Elettrofandango, per una pesantezza al limite che sfiora i Massimo Volume e ci consente di entrare in un mondo, in una casa, fatta da infinite stanze dove perdersi tra le nostre infinitesimali bassezze, tra gli specchi dell’anima che parlano di noi, mai più però come prima, ma profondamente diversi, profondamente cambiati, in eterna lotta tra ciò che è bene e ciò che è male e mentre la casa sprofonda noi anneghiamo con lei e con le nostre stesse paure respirando la caduta nel vuoto.

Il vuoto elettrico – Virale (Banksville Records/DGRecords)

Trattenete il fiato, non respirate, fate finta che qualcosa sia rimasto di Voi laggiù nel baratro tra il vuoto più totale, dove l’assenza di punti fermi e singolari ci porta in un abisso di disperazione, grida e schiaffi da una realtà che fa male, ingloba e sputa ogni nostra colpa, ogni nostro errore fino a condensarci in goccia di niente.

Il vuoto elettrico crea sostanze multiformi di rock incrociato all’hardcore e allo stoner di quel rock borderline innestato ad una scena straripante di parole e significati che si incastonano miracolosamente nella mente di chi ascolta senza mai lasciarli andare via.

L’esempio si trova già in Il ruolo del perdono, quando la voce si staglia incontrollabile gridando Perché parlare equivale a non parlare.

In queste parole è rinchiusa tutta la poetica ermetica e fatta di ossimori che racconta il nostro Paese e ciò che ormai non c’è più della nostra Italia, sfiorando i Marlene di Catartica, Massimo Volume, ElettroFandango e Teatro degli Orrori su tutti.

La poesia gridata del Il Vuoto elettrico si concede, osa e non demorde: E’ solo quello che non vedi che ti fa paura? canta una voce lacerante in Le lacrime di Dio oppure ancora Sei sdraiato per terra, immobile, non riesci a muovere un muscolo e il letto è ad un passo da te in Asso di spade; sono solo piccoli esempi di un qualcosa di più ampio e generoso, di naturale bellezza e inevitabile  abbandono.

Un gruppo da tenere sott’occhio, perché in pochi come loro sanno ancora comunicare uno stato di disorientamento totale così accentuato e volutamente reale da dove partire per essere protagonisti della storia in cui viviamo, la nostra storia e non semplici burattini apatici disillusi.