Kozminski è accelerazione sonora in un tripudio di giorni che si intrecciano in roventi tramonti cadenzati da una voce che colpisce al segno e si staglia tutta d’un fiato per ripercorrere e ricomporre trame di tessuti sonori intrecciati a fili colorati che sprigionano la primavera decadente racchiusa in questo piccolo gioiello di rara intensità.
Il cantautorato si fa tutt’uno con la pioggia alternative che consola gli animi affranti, un indie cantautorale che velocizza fino ad abbandonare terreni conosciuti e lasciando solo polvere ai propri passi.
Un inizio raccontato nelle parole che si ripetono all’infinito e nei caparbi refrain che puliscono il raccolto per gettarlo in pianta.
Ecco allora che nascono pezzi come “La metà” o “Ritornello” mentre si assaporano atmosfere più cupe in “Granularia” passando per il british pop di “Roma”, e per il connubio finale di “Il primo giorno sulla terra/Dopo il tramonto”.
Un disco ricco di sfaccettature questo, non immediato, ma notevole sotto l’aspetto di eleganza stilistica e savoir faire generale, sicuramente una prova che vuole raccogliere frutti giorno dopo giorno, una carezza silenziosa contrapposta a momenti di follia per raccontare con acuto ingegno “Il primo giorno sulla terra”.