Lateral Blast – La luna nel pozzo (Resisto)

Un tuffo profondo nelle radici del prog italiano, in una costante ricerca arcana e celata da significati alchimici, proiettati in montagne solitarie, tra amori da conquistare e innocenza che si staglia in cielo a ricoprir le nuvole di voli pindarici e espressività che si coglie in un ensamble di gusto emozionale, mai banale, ma che punta proprio verso la ricerca di nuovi spazi musicali da conquistare, nell’anacronistico bisogno di riesumare, in modo positivo, un genere ricco di fascino e passione, che denota in primis le capacità musicali della band in questione.

Stiamo parlando del nuovo lavoro dei Lateral Blast, La luna nel pozzo, che grazie a giochi cromatici di parole, convince nella poetica destrutturante, capace di cavalcare il mito, grazie alla passione e alla comunione d’intenti, in un passaggio d’obbligo sulla sponda opposta al sole, nella ricerca di qualcosa che vive racchiuso all’interno delle nostre aspettative più nascoste e misteriose.

Un disco che vede la partecipazione di Alessandro Monzi al violino degli Area 765, ex Ratti della Sabina e di Daniele Coccia de Il muro del canto, per dodici pezzi che sono il frutto di un percorso di ricerca intrapreso e maturato nel tempo, da quell’Intro strumentale fino a La luna nel pozzo, canzone che da il nome al disco, una ricerca costante sintetizzata dal suono giusto, tra corali partecipazioni e voci che si alternano e si amalgamano in un solo, unico, sospiro verso la notte.

Il muro del canto – Ancora Ridi (Goodfellas)

Il muro del canto sorprende ancora, estrapola dalle radici di comunità romana un suono sempre più maturo e integrato in un mondo che parla di noi e dei nostri problemi, un folk indipendente che passa direttamente dentro ai nostri ricordi e ne riconcilia il candore di un’infanzia passata tra le alte mura di una città millenaria che racchiude un microcosmo culturale simile ai racconti dei nostri nonni.

Dentro a queste canzoni c’è la poesia di strada quella di tutti i giorni, che puoi udire dalla voce degli strilloni, in un mercato sonnacchioso, oppure in un centro vivo e accogliente; in questi pezzi c’è la voglia di cambiare, di far l’uno in funzione del tutto, mantenendo integrità, valori e morale che va ben oltre ciò che ci hanno insegnato nella dottrina al catechismo pomeridiano.

Questo album si fa da portavoce ai numerosi dilemmi della vita e di storia in storia, canzone dopo canzone ci porta a scoprire un universo di metafore e pensieri, solitudini nascoste e magari dimenticate.

Ancora ridi è il simbolo del nostro tempo, troppo lontano per sembrare nostro e troppo vicino per sentirlo indefinito, 12 tracce di protesta sociale, da cui si può intravedere uno spiraglio, laggiù tra i grigio – scuri, oltre la flebile luce.