Gianluca De Rubertis – La violenza della luce (Sony Music)

GIANLUCA DE RUBERTIS, ESCE OGGI IL NUOVO ALBUM LA VIOLENZA DELLA LUCE

Visioni pulp ellittiche dove lasciarsi trasportare all’interno di sogni desueti e di difficile memoria in un’alternanza di buio e oscurità che approda verso lidi sconosciuti, misteriosi e di una bellezza quasi mistica e coraggiosa. C’è della poesia criptica nel nuovo di Gianluca De Rubertis. Una somma di pezzi ad adombrare la quotidianità nel riscoprire la nostra parte più oscura. Il nostro lato nascosto. Il nostro lato, forse, migliore. La violenza della luce è un disco per questi tempi incerti. Ci sono rapide visioni di un’Estate alle spalle e le altrettanto coraggiose prese di posizione in un mondo che malgrado non ci vuole abbastanza. Sono solo otto pezzi. Otto canzoni di forte spessore dove ritroviamo Battiato, De André, i Baustelle. Dove a coronare sogni di intimità svelata, tra gli altri, troviamo l’apporto fondamentale di Lele Battista, Leziero Rescigno, Matilde Davoli per una completezza di fondo capace di muoversi tra fratture e sospiri. Gianluca De Rubertis confeziona l’ennesima prova d’autore. Un disco affascinante e intriso di quella poetica che lascia all’interpretazione un punto di svolta necessario. Un velo di rimpianto sulla strada verso casa. Una parte d’amore celato a dare un senso al cammino.


Milo Scaglioni – A Simple Present (Akoustik Anarkhy Recordings/Crytmo)

Una ricerca profonda nel proprio animo blu per capire chi si è veramente, alle prese quotidianamente con un divenire che ci incolla alla poltrona del divano e non scardina i costrutti del tempo passato, anzi li rafforza, rendendo tutto il nostro stare al mondo occasione per non saltare finalmente dentro al cielo che ci appartiene per approdare in una mare degno precursore di ciò che verrà, specchio d’acqua dalle mille sfumature che collega l’Europa al Regno Unito, per un approccio corale che si imbatte proprio lungo gli scogli della terra d’Albione per rimettere in sesto un suono scarno, ma nel contempo suggestivo, che ricorda i grandi del passato, fra tutti i Beatles in un rinfrescare le attese con una simbologia aurea che consente all’ascoltatore di ascoltare oltre il gusto di udire e di generare implicite divagazioni immaginarie per portare la mente lontano dal tempo e dallo spazio, gradiente inusuale per soddisfazioni future, opera di rilassatezza post ’60 da fine serata dove le menti argute di Enrico Gabrielli, Roberto Dell’era, Lino Gitto e qua e là la presenza di un Gianluca De Rubertis al piano che contiene ed amplifica, donano profondità di campo a tutto questo splendore, per un disco assai anomalo nel panorama della musica italiana, che ha saputo ridare speranza e beatitudine psycho beat ad un genere dimenticato, ma nel contempo di facile appeal e sincerità da regalare alle nuove leve.

Spiriti Affini:

Gianluca De Rubertis – L’universo elegante (MarteLabel)

Entrare in questo universo elegante è fare un tuffo nel passato quando i cantautori riuscivano ad entrarti dentro come non mai esprimendo una costante ricerca di immagini che riguardano il presente, i nostri vissuti, le nostre aspirazioni e quella tiepida figura, quel tiepido bisogno di casa che portiamo dentro.

Gianluca De Rubertis è abile in tutto questo perché riesce con qualsivoglia disinvoltura a intascare una prova dal sapore d’altri tempi contornati però da tanta classe ed eleganza, cesellando con maestria le parti inutili scomponendole  e ricreandole a proprio piacimento in un continuo dar voce ai ricordi e alle speranze per un domani.

Una voce maschile che tocca le corde di un universo femminile, delicato e introspettivo che nel suo lasciare da parte le fantasie pop porno, anche se solo per un istante, regala tanta sostanza, dimostrandosi un cantautore dallo spiccato senso verista e qualsivoglia capace di creare un universo fatto di metafore, di amori andati a male e di un pop sopraffino che potrebbe essere la musica di un domani migliore.

A duettare in un paio di pezzi appaiono le voci, entrambe conturbanti, ma efficaci, di Amanda Lear e di Mauro Ermanno Giovanardi, rispettivamente in Mai più e Magnifica notte, lasciando il posto poi alla riuscita, di Fantiana memoria, Chiedi alla polvere fino a concludere il viaggio con Quello che resta.

Disco egregio che sa di storia, inutili altre parole, i testi di Gianluca sanno raccontare tutto ciò che gli occhi non riescono a vedere.