Santo Barbaro – Geografia di un corpo (diNotte Records)

I SantoBarbaro si concedono la sperimentazione oltre la sperimentazione, se il precedente Navi avevo fatto presagire un percorso sempre in continua ricerca con questo nuovo Geografia di un corpo i nostri rivoluzionano i suoni, aumentano le temperature, innestano energia dove i tratti vitali rappresi e contorti sembravano morti.

Si parla di bellezza, di una bellezza al confine, una copertina in cui prove di contorsionismo si trasformano in attimi di poesia calcarea e marmorea, un incipit al fulmicotone che si lascia abbandonare a sostanziali onde di disincanto: un gelato rintocco, un sorriso quasi velato.

Ecco allora che Lacrime di androide è preziosa energia che porta al compimento un disco maturo ed elegante che ci trasporta a sonorità soffocanti e ipnotiche in pezzi come Cosmonauta o La necessità di un’isola passando per l’apertura punk elettrica di Corpo non menti.

I toni si fanno poi Kuntziani in Finche c’è vita continuando racchiudendo forse il pezzo più introspettivo e romantico di tutto il disco Ti cammino dentro che ricorda, a tratti, del precedente disco, Prendi me.

Sono lame rotanti queste canzoni che ti tagliano e ti assorbono, come corteccia che trae nuova linfa per future fioriture, non a caso compare anche Tra gli alberi, composizione tratta dall’agiografia di alcuni santi e profeti cristiani che porta al finale una semi post rock strumentale In memoria di nessuno.

Disco meraviglia, che stupisce e si amplifica, dona e sorprende nella sua eterogeneità e nella sempre cara e importante presenza di contenuti non trascurabili.

Una prova dunque dal sapore etereo, che si può definire meta di qualsiasi forma di comunicazione musicale.