Una ventata di freschezza nelle produzioni italiche che certo non guasta per capacità espressiva, buon gusto e finalità ottenute innescando una formula semplice e poco usata dai musicisti, un gruppo che va diritto al succo del discorso senza strafare, senza comporre arrangiamenti memorabili, ma riflettendo un’esigenza di lasciare i pezzi sorretti da un’impalcatura a tratti scarna che regge comunque una qualità di fondo da far invidia a gran parte delle uscite discografiche odierne.
Il packaging è alquanto strano e la grafica non rispecchia molto l’immagine che mi sono fatto del disco, ma questo poco importa per IndiePerCui, in quanto mi trovo difronte ad un concentrato di canzoni ben riuscite che non sfigurano, anzi, si concedono il lusso di andare oltre la poesia, in un immaginario che ci coinvolge e ci racconta le piccole difficoltà di ogni giorno, con una velata ironia; improbabile capacità, che con il trio in questione riesce ad esplodere e a colorare le grigie giornate quotidiane.
Un disco di indie pop prettamente acustico con sferzate di elettrica energia che innesca dentro all’ascoltatore un bisogno da colmare; canzoni come Panico, Signor Pianeta, Psicopatico, passando per Suora Zen e Ad esempio sono il risultato di una scelta multiforme e variegata che mescola in modo egregio il cantautorato agli ukuleli, le macchine da scrivere ai mixer del passato dando tono e carattere a una composizione che di per sé risulta alquanto gradevole.
Menzione speciale ai capolavori sonori Trasparente e Autobus 37, quest’ultima scritta alle 7 del mattino in onore di Agide Melloni che guidò l’autobus durante la strage di Bologna per 15 ore di fila nel tragitto stazione/ospedale per portare in salvo i feriti.
Un disco dal notevole impatto, canzoni che ti entrano e non ti lasciano andare via, si annidano sotto la pelle e ti entrano nel sangue, fanno parte di te e tu di loro: una giostra dai colori vintage che non smette di girare.