Michelangelo Decorato/Andrea Lamacchia/Marco Zanoli – Flow (ABEAT Records)

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Flusso magmatico e continuo di percezioni jazz ultraterrene che profumano di lontananza, di abbandonato, a riscoprire, attraverso l’improvvisazione, un proprio mondo in divenire. Manipolazioni digitali e sintetizzate a dovere riescono nel tentativo di dare un tocco di modernità al tutto all’interno di un ricerca/suono che fa della costruzione e della sintesi punti cardine su cui inglobare nuovi e multisfaccettati significati. In questo Flow si gioca molto sulle note pianistiche e sui tocchi di batteria preponderanti a far da contraltare. Elementi sensoriali che si mescolano danno vita ad una visione d’insieme che si respira in concentrazioni atmosferiche ricreate e mai lasciate al caso. Suoni che provengono da altri mondi, riverberati, interconnessi. Soma, Damasio, Flow, You can, Fenyman, Drift sono solo alcuni dei momenti più riusciti di un disco che deve essere respirato, nella sua totale eterogeneità.


Perfect Cluster – Flow (Autoproduzione)

E’ un flusso che si espande verso un orizzonte indefinito, un’enorme macchia di sangue pronta ad incanalarsi nelle fessure della nostra anima e inglobarci in un mondo parallelo fatto di oscurità, di ricerca e di abbondanza mai sterile, tra tentativi di immolare l’opera rock ad un concetto mai astratto, ma tangibile, capace di sfiorare la parte più buia che risiede dentro di noi. I Perfect cluster in questa nuova avventura chiamata Flow spaziano abbondantemente tra teatralità e rock elettronico del secolo scorso privilegiando un’appartenenza tacitamente espressa a gruppi come Tool, Nine Inch Nails e Massive attack in sodalizi estremi di potenza e controllo dove a farla da padrone, oltre che l’originalità della proposta, c’è la capacità di un trio che conosce tecnicismi evoluti e sa cogliere lo spirito del tempo alla perfezione e in modo quasi maniacale. Tutto questo si può scorgere già con il pezzo di apertura Get it loud, proseguendo con il singolo Speed e poi via via in canzoni come la stessa title track o attraverso le vibrazioni finali di After the suicide. Flow è un disco molto particolare che si discosta dalle proposte italiane attuali, un album che riesce a coniugare internazionalità senza cadere nel banale, senza scopiazzare nessuno, ma piuttosto in grado di perseguire una perfezione che ha il gusto del naturale decorso delle cose.

The dark side of the Wolf – Amycanbe – Laboratorio I’M Abano Terme 25/04/15

Ero un cantautore, giovane e spensierato…così posso iniziare questo live report, si perché ricordo di una piattaforma che si chiamava Myspace, dove ognuno di Noi poteva caricare le canzoni e sperare che qualche buon’anima le ascoltasse, quello che facevo, alla ricerca di fonti d’ispirazione, collegamenti, possibilità di interagire con chi la musica la faceva già da prima di me e aveva la possibilità di insegnarmi, stupirmi, meravigliarmi.

C’era un gruppo, fra gli altri, che mi aveva colpito: un’immagine del profilo dai toni blu scuro, un palco e una band, dal soffitto scendevano degli enormi origami e questo bastava per creare anche solo per un momento la magia, la voglia di progettare un palco come il loro, il desiderio di scoprire di più.

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Passa il tempo e la band acquisisce una notevole importanza nel panorama indie italiano e non, tanto da poter vantare collaborazioni con produttori internazionali di grande fama e apparire in raccolte musicali di mezzo mondo: la band per eccellenza nostrana dal suono più internazionale, la band che sa mescolare l’elettronica dei Lali Puna alle dispersioni in solitutidine tra le vette del bimbo A dei Radiohead passando per l’atmosfera di Bon Iver e l’essenzialità emotiva di un post rock che tocca cavalcate islandesi tra i ghiacciai di Jonsi e della sua band.

Amycanbe ad Abano Terme, Laboratorio I’M, 25 Aprile 2015.

Un’oretta di strada che mi separa, io che vivo nell’alto vicentino, non posso farmi scappare un’occasione così importante anche perché se non si fa strada in Italia per ascoltare questi gruppi per chi mai si dovrebbe fare? Martina è emozionata quanto me e la serata si preannuncia alquanto positiva.

Arriviamo, il Laboratorio I’M, è un posto strafigo, arredato con oggetti e mobili eco sostenibili e di riciclo costruiti dai ragazzi che lo utilizzano anche come ambiente di co-working in un’ottica di condivisione dei saperi e rispetto per l’ambiente. Locale di grandi dimensioni per la zona e ben frequentato (a Vicenza non abbiamo nulla del genere) che ambisce ad essere un punto di riferimento alternativo per passare le serate del fine settimana.

Ore 23.00 o poco più, salgono sul palco gli Amycanbe, Francesca già Comaneci, Marco e i due Mattia, tra sintetizzattori e batteria acustica contaminata dall’elettronica a infondere un nuovo senso, un nuovo corso al tutto per la presentazione del nuovo album Wolf / Flow.

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Si perché la parte oscura del flusso si traduce nel lupo e viceversa, alla ricerca di un contatto costante con la natura, con la vita di tutti i giorni e con la delicatezza introspettiva che ammalia come luce.

Francesca timida come sempre, ma allo stesso tempo capace di raccontare e raccontarsi tra movenze robotiche e movimenti circolari, stoppati dall’incedere della batteria e carichi di ammaliante suggestione post rock in accenti e fraseggi che sono immagine onirica per i nostri occhi.

DSC_5966Le canzoni scorrono egregie e il suono creato ha la capacità di conquistare un pubblico attento e partecipe, si parte con I Pay, seconda traccia del nuovo disco e via via si avvicendano, come fiume in piena, 5, Grano le passate Tell Me, la sempre meravigliosa Your Own Thing per ritornare alla perla sonora Bring back the grace e inesorabilmente fare un salto indietro nel tempo con Please e White Slide il tutto convincendo e aggrazziando un muro sonoro che vede i quattro polistrumentisti destreggiarsi tra cambi non conclamati, ma estremamente convincenti. Where From è pura poesia, tra i ritmi di Febbraio e il tormentone Everywhere per concedersi in un falso finale con l’intensa e combattente Fighting.

I bis sono affidati a Queens, Buffalo presente in coda a Mountain Whales e l’attesa Rose is a rose a segnare l’infinita associazione delle cose alle emozioni in un flusso che non sembra finire.

Il lupo, il flusso, la parte oscura della luna, il ritorno e l’oscurità, la tenerezza dei sorrisi e la sincerità di chi la musica prima di tutto la ama, la vive e la sente colonna sonora quotidiana imprescindibile, fuori dai luoghi comuni, in una ricerca carica di significati, alle volte misteriosi, nascosti e celati, forse dal sogno, dalla nostra paura di svegliarci, dal desiderio di vivere ad occhi aperti tutto questo e se il nostro volere è divenuto eterno divenire è anche grazie agli Amycanbe.

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