Cronaca e preghiera – Cronaca e preghiera (Autoproduzione)

Atmosfere post punk per questo esordio al fulmicotone che interseca sintetizzatori e suoni per cosi dire carichi di malattia ad un cantato Ferrettiano cupo e in fase di raccontare fiabe reali, che come un pugno allo stomaco si concentrano sulla psiche e riversano, odio, amore, giorni passati e militanza nei confronti di ciò che non c’è più.

Inutili i riferimenti, perché si sentono eccome CCCP e compagnia, i quattro divisi tra Milano e Firenze stupiscono per freschezza e capacità di reinventare un genere che sembrava morto e sepolto, ma che in questo disco Cronaca e Preghiera rinvigorisce, prendendo la forma di un qualcosa di concreto, mescolando stili e soprattutto testi, che parlano di blues maledetti, pornografia, vizi e quotidianità, che riguardano pensieri e costanti, giorni e mesi, in una continuo cerchio di disillusione.

I nostri adottano un piglio creativo e con sarcasmo affrontano ciò che più ci ferisce e che si trova sedimentato nel nostro lato oscuro e poco conosciuto .

Un disco quindi fatto di matrice cruda e veritiera, canzoni che squarciano e rendono accessibile l’inaccessibile, pensare alla solitudine di “Condominio”, la decadenza del rapporto in “Ucciderti a rate” o “Costa meno andare a troie” tra i tanti episodi dell’album che trasformano la realtà e la fanno vedere per quel che è e per quel che vale.

11 pezzi che si trasmutano in realtà, canzoni non per tutti, ma per i pochi eletti che fanno della vita motivo di riflessione e non di semplice consumo.

Contessa & The squires – Contessa & The Squires (Autoproduzione)

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Puro e semplice rock and roll di derivazione psychobilly a dir si voglia, ma pur sempre di rock and roll si tratta.

I Contessa & The squires incanalano canzoni senza tempo per rendere il tutto ovattato e incastonato in un mix di sudore e balli energizzanti che colpiscono allo stomaco senza chiedersi tanti perché.

Un ep diretto suonato e risuonato, ascoltato e riascoltato che prende dallo spunto live un gran cavallo di battaglia che ricalca le orme del già sentito per impreziosire il tutto con note di personalità che ricordano per certi versi i The meteors affiancati alla spensieratezza di Miss Chain & Broken Heels passando per tutta l’ondata horrorifica newyorkese di fine anni ’80.

5 canzoni, ricche di citazioni cinematografiche e suoni ricercati, un bagliore prima della tempesta.

Un gruppo energicamente maturo e volteggiante che varrebbe la pena ascoltare dal vivo, per far si che le onde di vitalità si trasmettano da spettatore ad artista, in un’unica e continua corrente musicale.

Neko at stella – Neko at stella (Dischi Soviet Studio)

neko-at-stella-musica-streaming-neko-at-stellaUn misto di garage, stoner e new wave anni ’80 per questa band dal nome insolito che riserva lungo le 11 tracce delle sorprese a dir poco emozionanti.

Un principio di blues legato alla matrice più distorta per comporre urla dall’inferno più misterioso e cupo.

I toni si fanno bassi, a tratti laceranti delimitando un sogno di vita spezzato dal fulmine di una nuova
esistenza.

Un tuffo nel passato che si arpiona al presente con Jack White che si fa eco in numerosi pezzi, mentre Cure e Joy Division incalzano nelle tenebre dell’insieme.

Un disco quindi che riesce, nonostante la voluta timbrica, ad essere pop oltre maniera, oltre qualsiasi delimitazione di genere.

Marenduzzo della Dischi Soviet produce un progetto che ha quasi del celato già dal nome della band, un nome che varia di pari passo con i misteri nascosti lungo l’ascolto dei brani.

Grunge quindi e sporco blues, luce e oscurità, accento interposto tra comete invisibili,
questi sono Neko at Stella: buon ascolto non ve ne pentirete.