Casa – Ultimo esordio (Dischi obliqui)

 

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Disco simil acustico a rimembrare il musicista Florio Pozza in un raduno esistenziale di musicisti a ricreare sodalizi e trasporti, vaghe reminiscenze e costante sviluppo ultraterreno. La dimensione dei Casa, da qualche tempo solo Filippo Bordignon, si protrae nell’etere attraverso una nuova e spiazzante produzione, se spiazzante può essere il termine adatto con un gruppo come il suo, capace di oltrepassare il concetto materico, ma effimero della precedente L’inottenibile per scardinare al suolo tracce composte e composite in una sorta di minimal acustico rigorosamente in monofonia e carico di elementi blues e jazz. Si rivanga il passato e si trasforma lo stesso passato in ricordo e memoria. Nel disco ci sono sei brani originali che il nostro doveva registrare con Pozza affiancati a loro volta da pezzi musicali della tradizione mondiale tradotti in italiano. Si spazia dall’etno music con lo sguardo al futuro di Noi e noi per convogliare attraverso gli stati metafisici, in perfetta sintonia con l’attualità, di Ruit hora. Bellissima la versione di Bimba che sogna come del resto brani inglobanti come Il capannone e Oltre la metà. Filippo Bordignon, attraverso questo disco, alza ancor di più l’asticella dell’avanguardia coerente. Non dischi per accontentare il pubblico, ma piuttosto chiare e limpide visioni sghembe di una realtà incontrollata, qui raccolte a uso e consumo di chi ha bisogno di ascoltare qualcosa che abbia un senso, qualcosa che conti davvero.