Esterina – Musica di provincia (Curaro Dischi)

Nella musica di esterina ci sono i vuoti del buio che si aprono alla luce più vera e reale. Caleidoscopio di emozioni per cuori che cercano il bene oltre misura intensificando i  punti di vista e trovando appigli, speranza, costruzioni in divenire a riscaldare pensieri, pace, solitudini nascoste. Il nuovo di esterina diventa scarno e corale. Appassiona le esigenze di coltivare parole lungo i sentieri della vita e abbraccia in contemporanea la bontà di una musica che non cerca il consenso, ma diventa essa stessa ricerca di un modo di dire, di essere e di fare. Nell’ultimo di esterina suona, per l’ultima volta,  Giovanni Bianchini, batterista da sempre per il gruppo di Massarosa. Un modo per andare via senza andare definitivamente via. In Musica di provincia ci sono pezzi meraviglia che definiscono la qualità indiscutibile di un gruppo che ha fatto, senza ombra di dubbio, la storia della musica underground italiana. Le vite degli altri, Le cose che da tempo ti dovevo, Amore splendido, La mia ragazza, sono gli esempi massimi di una poetica che ferma la quotidianità e ci trasporta nei territori della bonifica pur toccando latitudini che non sono incasellabili, ma che inevitabilmente conoscono e riconoscono le coordinate del nostro stare. Ascoltare esterina è come essere accolti da un abbraccio infinito. Un bene smisurato. Per noi, per tutto ciò che ci circonda. Un quinto disco in studio, speciale, radicato che profuma come un atto d’amore eterno, una pace che conforta e corrode, si fa viscerale, raggiungendo vette di normalità irraggiungibile. Un album di spessore dove esterina riconosce l’appartenenza ad un qualcosa di più grande, immenso.


Esterina – Concerti per esseri umani (Curaro Dischi)

News – PROM-O-RAMA

Serie di concerti evento nell’anno della pandemia fuori dalla sala prove degli Esterina in una cascina a Massarosa. Tra le paglie del fieno, l’imbrunire del sole e le voci della gente. Poche decine per volta, ad ammirare, all’aperto, una band in continua mutazione. Un gruppo capace di improvvisare creando per l’occasione delle rappresentazioni serali dal vivo quando tutto, o quasi, il mondo della musica e della cultura in generale, guardava immobile. Da quelle serate è uscito un disco live, il secondo dal vivo della band toscana. Una manciata di pezzi in grado di soffermare l’ascoltatore sulla parte più elettrica dei nostri in un continuo saliscendi emozionale che incorpora bellezza e veridicità creata. Concerti per esseri umani sa accogliere e dare energia. E’ una chiara rappresentazione del valore del ricordo. Fedele, mai approssimativo, maledettamente reale. Traspare l’idea di un sogno divenuto realtà. Il rock mescolato al post rock e alla musica d’autore degli Esterina ricrea, per l’occasione, immagini in dissoluzione che incrociano solidità e poesia in una sorta di abbandono che non trova fine. Fero ad aprire. Ipnotica ed esaltante. Via via scorrono a fiume Nodata, Santo amore degli abissi, Il vuoto intorno, Dio ti salvi, Salutarti tra le migliori. Un disco tappa fondamentale che fa dell’incontro un’occasione nuova per chiamarsi. Undici canzoni che accolgono la campagna, trasformano i sentimenti e riscoprono la semplicità composita nel nostro uscire allo scoperto mostrando quello sprazzo di eternità che dura un secondo.


-LIVE REPORT- Esterina – Canzoni per esseri umani Tour – 10/03/19 – Cohen Verona

Svuotati e scarnificati del tutto o quasi questa sera al Cohen di Verona ci sono gli Esterina in versione duo acustico a presentare, in parte, il nuovo disco Canzoni per esseri umani. Fabio Angeli alla voce e alla chitarra. Massimiliano Grasso al glockenspiel, pianoforte, fisarmonica e cori per un concerto indispensabile oggi più che mai.

Esterina è il suono della bonifica, è la musica tra le più nascoste, segrete e nel contempo meglio conservate del panorama indipendente italiano. Suoni concentrici riempiono un locale in gran parte attento. Suoni che rimproverano parole e parole che accarezzano gesti si fanno largo tra il chiacchiericcio moderno e patinato. Frasi che sovrastano e abbagliano, racchiudendo all’interno di canzoni, di una bellezza immacolata, un senso necessario che si trasforma in stupore e inarrivabile solitudine. I brani degli Esterina si conficcano nello stomaco, non cercano mezze misure, ma piuttosto in questo post rock acustico concentrano esigenze e rimandi a una vita pienamente vissuta che nel suo lato dolce amaro coglie la radice più profonda ed essenziale di tutte le nostre esistenze.

C’è l’odore della terra, lo senti l’odore che ti penetra tra i quartieri di questa città. C’è il profumo e l’essenzialità degli ultimi di questo tempo. Il profumo di chi suda, di chi con coraggio trova una strada da seguire sempre e comunque, senza arrendersi mai, scavando nella carne vie d’uscita.

Le canzoni nuove come Chiamarsi, Santo amore degli abissi, Cometa, Esterno notte si alternano a brani passati da Dio ti salvi, Puta, Stesse barche, Canzonetta passando per La tua voce, Fero e una travolgente bombarda al fulmicotone fatta da Come vuoi che sia nel finale.

Gli Esterina conquistano. Valeva la pena fare tutta questa strada. Un’occasione unica per vedere una piccola parte di una grande realtà lontana da qualsivoglia forma di marketing mediatico, comunicativo, di facciata. Una band che ha riempito un locale attento, un locale così difficile da trovare di questi tempi. Uno spazio che ha saputo ospitare, di sua iniziativa, un segreto nascosto tra le pagine reali di questa nostra realtà virtuale. Un segreto nascosto capace di raccogliere canzoni che si possono toccare, vedere e accarezzare. Canzoni per esseri umani rappresentate in una forma e in una dimensione intima capace di donare nuova speranza e nuovi ricordi da custodire tra le cose migliori. Bravi davvero. 


Esterina – Dio ti salvi (Le Arti Malandrine)

Pensa ad una foto in bianco e nero posta all’interno di una cornice di legno con i tarli su di un comò lontano dal tempo e lontano dal mondo, una trottola di latta che gira all’infinito e il sogno che ti sputa in faccia la realtà, quella foto, quella trottola: sostanze materiche di un mondo vissuto a metà, di un amore che si consuma e prega un dio che non esiste, oppio per un popolo incantato e incantatore che utilizza i propri stratagemmi giorno dopo giorno per vivere e per sperare.

Gli Esterina sono tornati e fanno commuovere, ricordano la migliore uva lasciata a maturare, hanno il sapore dei campi e il colore del grano, hanno la tristezza dei giorni e le rughe della vecchia realtà pronta a inglobare speranze, le rughe di un tempo andato fatto di rapporti e di ricordi, di lacrime che non vogliamo asciugare per forza e di strade che se fossero ancora strade non sarebbero di cemento, ma polvere su polvere  in continuo legame con la vita terrena.

Si perché i nostri odiano la città, amano il bosco e il mare, ma nel comporre si nutrono proprio di quella città che è realtà ed è emarginazione, le storie di paese si fondono per relegare la speranza e dando sfogo al rimpianto: l’aver lasciato alle spalle qualcosa di immemorabile per cambiare e cambiarsi ancora.

Dio ti salvi è un disco che ti fa percepire la realtà come non mai, ricordando gli Intercity, ma con una poetica meno compressa, meno ermetica, più diretta e ricca di immagini mentali che via via si creano già nell’ascolto dell’iniziale Pantaloni corti per passare con il capolavoro di Dio ti salvi e la scena teatrale dei cieli appartamenti, ogni canzone ha la sua capacità di imprimere e segnare, pensiamo a Puta e Stanno tutti bene inno al coraggio mancato e alle maschere che indossiamo quotidianamente per poi finire sulle Stesse barche altro intreccio sonoro tra poesia e realtà.

I toni sembrano farsi più sereni, ma anche nella seconda parte del disco l’oscurità ammalia con Canzonetta passando per Sovrapporre e Mutande per un finale degno di questo nome con Fabula Sangue.

Un quadro fatto di oscurità, quella foto in bianco e nero che racchiude un senso, quella foto che a pensarci bene sembra un quadro, un quadro di Ligabue pittore, nella sua desolata esistenza: siamo esseri in cerca d’amore, ci cantano gli Esterina, siamo esseri in cerca di qualcosa, un qualcosa che si esprime nella fisicità della vita, nel tocco concreto di un mondo diverso.