Jenny Penny Full – Eos (Autoproduzione)

Atmosfera creata e ridondante che si accatasta al suolo, nascosta nelle foreste di pini che coccolano la Lessinia e si concedono di trasformarsi in luogo di racconto per le narrazioni sonore dei Jenny Penny Full che stupiscono, nonostante il primo album, per scelta stilistica e capacità di ottenebrare un meraviglioso concetto di vita per consegnarcelo destrutturato e impacchettando per bene un disegno artistico di respiro internazionale.

Qui dentro ci sono i Portishead, c’è Joan as Police Woman, ma ci sono anche i Blonde Redhead e aggiungerei anche una spruzzatina di Low e degli italiani Amy can be per dare sfogo interpretativo ad una commistione di suoni che non si fa mai preponderante, ma risulta calibrata a dovere, intercettata e meravigliosamente scomposta per dare il via a pezzi come Freezing orchestra passando per Of oceans and mountais e Supernova fino al gran finale di Eos – Reprise.

La dea dell’Aurora quindi sta tornando, un disco sull’oscurità, ma anche sull’attesa di un giorno diverso che deve arrivare, un album sui costrutti introspettivi della vita e sul tempo che ci condiziona, ma allo stesso tempo che ci rendi vivi; sentiremo ancora parlare di loro o almeno lo spero.