N-A-I-V-E-S / N-A-I-V-E-S (Le Peau)

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Suoni sintetizzati che rilasciano colore al loro passaggio, danno energia e consumano la fiamma dell’oscurità per lasciare spazio a sali scendi che danno un senso diverso alla vita circostante in un’elettronica stampata a dovere, ben racchiusa nel contesto ascensionale e portatrice di legami che sbalordiscono per freschezza, genuinità e capacità di creare singoloni, uno dopo l’altro, incrociando sapientemente l’elettro pop di gruppi osannati degli ultimi anni come MGMT o il sapiente manipolatore canadese Caribou, senza dimenticare gli Arcade Fire di Reflektor e incamerando un’esigenza di rincorrere il tempo con pezzi veloci, ripetitivi e altamente contagiosi. Dall’introduzione lasciata a Hold Out fino alla compiutezza di Golden shore il disco dei Naives si fa musica da sogno capace di dimenticare la realtà attorno per consegnare agli ascoltatori momenti di goduria totale, momenti baciati dal sole e dalla psichedelia elettronica di un momento che vale mille e ancora mille attimi vissuti in modo sbalorditivo.

Modern Foca – Mi conosco dalla nascita (Irma Records)

Per ascoltare i Modern Foca devi immergerti completamente in un’atmosfera elettro pop colma e ricolma di sintetizzatori e basi sonore campionate a dismisura per ricreare sciogli lingua d’avanguardia, conditi da una dimestichezza con l’uso del vocabolario ad intessere strade di vita e vita nella strada.

Ai Modern Foca piace prendersi in giro e soprattutto inventarsi in ogni momento, quasi fosse una sfida da vincere e da cui trarre pensieri positivi e colorati per il domani.

Mi conosco dalla nascita suona come un disco dei Tiromancino velocizzato dieci volte, con incursioni del primo Tiziano Ferro, meno commerciale e più indipendente nei confronti di tutto e tutti a partire dai testi.

I nostri paladini combattono il futuro e lo fanno a suono di rime e ritornelli che restano impressi e con difficoltà scivolano via, Caparezza che incontra l’ironia di Elio condita da sprazzi di veridicità e sostanza.

Un disco che si ama al primo ascolto e che ti fa gettare i pensieri fuori dal finestrino senza inquinare.

Fabrizio Frigo and The Freezers – Donsusai (Running Dog/ Audioglobe)

Elettronica sincopata, voce affilata e tagliente ad intarsiare melodie ultra terrene che si abbandonano in divagazioni sonore comprensibili e di facile impeto pop, una formula efficace che promuove il primo lavoro di Fabrizio Frigo and The Freezers.

Nascono a Firenze nel 2011 e dopo aver condiviso il palco con artisti affermati come Elio e le storie tese, Meg, Aucan, NoBraino, Lo stato sociale e Marta sui tubi, affrontano la prova del full length e ne escono vittoriosi.

Sintetizzatori che ricordano i Subsonica e incalzare di un ritmo sostenuto a raccontare la morte in toni raggianti, vestiti di un sole che splende anche oltre la vita e si porta appresso fatiche quotidiane e velleità appunto a cui possiamo facilmente rinunciare.

In questo disco si assaporano arie di internazionalità, il tutto suona come una mistura di elettro-pop che di nostrano ha a dir poco, dando all’ascoltatore la possibilità di interpretare, in un eco surrealista,  i testi criptici e ingabbianti.

Un disco che mescola, in un eterno divenire un genere che è sempre alla ricerca di una strada da seguire, un album vissuto fino all’ultima goccia di sudore, fino all’eterna realtà oltre la vita.