Live Report – Editors + The Cult – Pistoia Blues – 06/07/17

Doppio live completo e soprattutto eterogeneo in quel di Pistoia che per l’occasione trova un velato connubio tra il rock del passato, quello classico partito dall’oscurità dei primi anni ’80, ricordando la dark wave a approdando a territori hard rock impattanti rappresentati da i The Cult per arrivare a suoni mescolati all’elettronica e all’uso smodato di effetti e sintetizzatori che gli Editors hanno saputo rinvigorire a dovere per dare giusto equilibrio tra sperimentazione e canzone pop. Prerogativa necessaria questa e alquanto sentita negli ultimi due dischi della band di Stafford, capitanata da Tom Smith che per scelta abbandona una cupezza d’animo e introspezione interiore per dare vita, anche in chiave live ad uno spettacolo dal forte appeal emozionale.

I suoni escono dagli amplificatori ancora quando il buio tarda ad arrivare, I The Cult sono granitici, carichi e sicuri che il pubblico accorso per loro non sia da meno, fanno un live ricco di classici intramontabili come l’intro Wild Flower, Rain, She sall sanctuary e Fire Woman, uno show di un’ora e mezza che porta, gran parte della gente presente, ad un tuffo indietro nel tempo con il frontman Ian Astbury che coinvolge il pubblico, suona il cembalo e conduce attraverso suoni fatti di puro rock pesante mescolato da assoli di psichedelia contagiosi che pongono in primo piano Billy Duffy e il suo armamentario di sei corde esplosive.

Cambio palco ed entrano in scena gli Editors, enormi ventole fanno da scenografia e le luci si fondono in un set davvero importante e sentito, sono rari i gruppi che riescono a creare un connubio unico con chi li ascolta e questa sera è successo al Pistoia Blues con loro, a dimostrarlo sono le generazioni passate e giunte per i The Cult che si muovono compulsivamente ai ritmi incalzanti della band inglese più recente, strappando applausi sinceri e di trasporto ad ogni canzone. Tom Smith è un personaggio strano, canta, si muove e si contorce, non si ferma un secondo se non quando suona il piano, i suoi gesti trasportano e la sua voce proietta potenza controllata in ogni singolo pezzo. Sugar, Munich, Blood, An End Has a Start, The Racing rats, A ton of love, Papillon sono solo alcuni dei più lucidi esempi che si percepiscono ancora a giorni di distanza.

Quello a cui si è potuto assistere Giovedì 6 Luglio, in questo meraviglioso Festival dal contesto davvero unico, è stato un insieme di concerti che hanno saputo coniugare passato e presente senza rinunciare a nulla dal punto di vista compositivo e di qualità, i The Cult che proseguono i loro live sicuri di aver posato, da decenni, solide fondamenta tra i loro fan e gli Editors così preziosi e imponenti che rispetto agli esordi, comunque convincenti, ora come ora fanno paura.

Setlist Editors

Cold
Sugar
Munich
Blood
Hallelujah
Eat Raw Meat = Blood Drool
Life Is a Fear
An End Has a Start
Smokers Outside the Hospital Doors
Two Hearted Spider
Magazine
No Sound but the Wind
Ocean of Night
All the Kings
The Racing Rats
Nothing

BIS

The Pulse
A Ton of Love
Marching Orders
Papillon

Setlist The Cult

Wild Flower
Rain
Dark Energy
Peace Dog
Lil’ Devil
Birds of Paradise
Nirvana
Deeply Ordered Chaos
The Phoenix
Sweet Soul Sister
She Sells Sanctuary
Fire Woman

BIS

King Contrary Man
Love Removal Machine

Foto e Articolo: Marco Zordan

AZIMUT – Resistenza (New Model Label)

Ermetici quanto basta per trasformare i testi e le parole uscite da questo disco in un mare di considerazioni sulla vita che ci circonda, una vita che ci rende schiavi del momento e dei legami, incapaci di contraddire un futuro subito e mai ricercato.

Con questo primo lavoro il gruppo di Novara si trascina in territori cari all’indie rock dei giorni che ci ingoiano, Editors su tutti, trasportando chitarre in delay in concentrazioni cosmiche di sicuro impatto e grande presenza scenica, dove il suono dell’insieme supera di gran lunga le sonorità della componente singola, in un rock spruzzato dal pop suadente e da subito ammirevole.

Cinque tracce oscure e interpretabili che lasciano all’ascoltatore la possibilità di scelta, la possibilità di scegliere da che parte stare e che cosa scegliere soprattutto, infatti il disco non si pone come assunto piovuto dal cielo, ma piuttosto si forma grazie ad  un’ energia che crea legami soggettivi e ci lascia abbagliati da tanta maturità musicale che si esprime lungo i pezzi proposti da Sala d’attesa fino a Resistenza, passando per quell’Abbraccio vago che è anche singolo impattante e generoso.

Bella prova questa per la band capitanata da Enrico Ferrari, la dinamicità si sposa con il tutto creando un vortice di passioni che rende reale anche ciò che può essere immaginato.