To die on ice – Una specie di ferita (Grandine Records/E’ un brutto posto dove vivere/Non ti seguo Records/Weird side)

Il porno quando non sei intorno attraverso un jazz sottoposto ad un taglio cinematografico trattiene interscambi sonori con elucubrazioni cangianti e multiformi dove l’assemblaggio di elementi variabili è dimora necessaria per sperimentazioni che attanagliano le parti più nascoste del nostro cuore. Una specie di ferita sembra quasi una colonna sonora per un film di prossima uscita. Una musica suadente, a tratti disturbante, costruisce sensazioni all’interno di scatole chiuse, compartimenti stagni che bruciano di luce propria. I To die on ice trasformano l’oscurità, il nero che avanza, in qualcosa di famigliare, in un qualcosa da addomesticare, di esplicito. Lynch, Trent Reznor, Badalamenti nel loro momento migliore per un risultato che profuma di novità e persistente necessità di cercare oltre l’abisso in cui viviamo.


 

Action Dead Mouse – Il contrario di annegare (To lose la track/ E’ un brutto posto dove vivere/Ideal Crash/Floppy Dischi)

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Velocità incontrollabile, tuffo nel mare più profondo per non annegare, riuscire a stabilire emotivamente un impatto capace di muovere le viscere e soverchiare ordine prestabiliti, oltre i blocchi concettuali, oltre l’attrattiva fatta per le masse. Gli Action Dead Mouse costruiscono impalcature post hardcore e disinteressati dell’opinione del gregge confezionano un discone che nel fragore in presa diretta si concentra nel buio del nostro io per poi uscire allo scoperto, uscire per coinvolgere l’ascoltatore attraverso grida e parole che inglobano e non ti lasciano più. Il contrario di annegare, come dicono loro stessi non è di certo stare a galla. E’ piuttosto un annaspare tra le onde, un filtro completamente intasato da cui estrapolare immediatezza e lucidità che nelle tracce proposte risulta essere emblema di rara intensità.


New adventures in lo-fi – Indigo (Dotto/DGRecords/Floppy Dischi/E’ un brutto posto dove vivere)

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Stratosfere diverse si incontrano in sodalizi che fanno dell’elettricità un punto di svolta per chitarre nasali e basso e batteria in primo piano a comprimere saturazioni lasciando spazio a puliti brillanti e scomposti. Il nuovo LP dei New adventures in lo-fi  è un disco davvero affascinante che riesce a mescolare facilmente le carte in tavola per dare forma a nove pezzi che hanno la caratteristica di essere diversi tra loro, ma legati indissolubilmente da un filo di rock di matrice d’oltreoceano quasi anacronistico, ma solido e del tutto impattante. Il power trio che si muove tra Verona e Torino riesce nell’intento di dare voce a canzoni incastrate come un puzzle a regalare forme nuove costruite che non si incasellano facilmente, ma piuttosto portano con sé un’anima ben distinta, un’anima davvero unica e personale. Indigo è la commistione che si muove da Fault fino a Neglected, è un disco cangiante che racchiude al proprio interno leggeri attimi psichedelici per una manciata di tracce che fanno della sorpresa, ascolto dopo ascolto, un punto di forza notevole. 


So long – So long (DG Records/Entes Anomicos/E’ un bruto posto dove vivere)

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Malinconia giovanile assuefatta dal caldo d’Agosto e intrappolata per l’occasione in un dischetto power chord che lascia ai suoni un gusto estetico davvero importante e coinvolgente, ricoperto di pellicole di vita fatte apposta per l’occasione e che vorremmo non finissero mai. Il disco omonimo dei So long è un tuffo nel passato scoperto, è un bagliore di stelle davvero importante che ci permette di assaporare questa musica corale con le orecchie protese agli ’90, tali sono le sensazioni che pervadono prepotentemente fin dalla traccia d’apertura Hanger per poi proseguire su di un substrato cangiante, ma omogeneo con pezzi come We loved, So long o Spine solo per citarne alcuni. I So long fanno della melodia pop un punto centrale che sfocia nella determinazione dell’indie rock pur non essendoci un confine netto tra i due generi, anzi in queste otto tracce ci sta la sorpresa del momento che come soffio di vita ti accoglie e svanisce proprio come le belle storie che sanno d’infinito.

Monsieur Gustavo Biscotti – Rabid Dogs (Annoyng/Antena Krzyku/Fce/E’ un brutto posto dove vivere/Sonatine Produzioni)

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Tripletta per i mantovani Monsieur Gustavo Biscotti che confezionano un disco post punk dalle innumerevoli sfaccettature in grado di mantenere costantemente una tensione di fondo che riesce a snocciolare parole al fulmicotone per una prova che ha il gusto della rabbia e porta con sé un’oscurità di fondo che ben si approccia ad un richiamo alla Fugazi incrociato alle vertigini dei Pixies in un corollario che porta i nostri ad una continua esplorazione di suoni, colori e forme in equilibrio tra il già sentito e quella ricerca di poesie sotterranea maturata nelle sette canzoni che compongono questo Rabid Dogs. Un disco composito che porta con sé il sapore della dimensione live e di una terra da calpestare che segna il cammino e conduce i nostri ad una prova d’insieme dal gusto internazionale e apparentemente lo-fi che porta noi stessi ad una concezione di fondo  ricca di dettagli di particolare interesse e capaci di delineare la natura di un progetto sempre in evoluzione.

Malkomforto – Malkomforto (E’ un brutto posto dove vivere/Dischi decenti/Taxi Driver Records)

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Dentro al nuovo disco dei Malkomforto c’è la rabbia di un’intera generazione rigettata al suolo senza vincoli e ancore di salvezza, ci sono le grida e ci sono le ricerche nei testi che si assecondano con l’incedere di una musica diretta, senza fronzoli, mescolando l’inquietudine punk hardcore di gruppi come At the drive in, fino ai veneti Il buio passando per i Distillers in una musica che non concede spazi di respiro, ma piuttosto si ritrova immersa in un’onda chiamata vita che immagazzina la corrente e la risputa a ricoprire di acqua sulfurea le mode del momento con stile diretto e senza fronzoli, senza orpelli e arrivando a quel finale Senza Dio che probabilmente racchiude la summa di un pensiero di libertà da respirare e assaporare, lasciando in disparte l’innocenza del tempo perduto e proseguendo la strada dei ricordi in attimi di luce alternati alla notte di una camera oscura dove le fotografie di ciò che è stato completano il puzzle del nostro futuro migliore.