Ottodix – Micromega (Discipline Records)

Il poliedrico artista trevisano Alessandro Zannier, in arte Ottodix, confeziona un disco davvero notevole e nel contempo mutevole, dove l’elettronica di fondo è materia esistenziale per dare un senso ad una serie di architetture cosmiche che si rivolgono in modo sostanziale al mondo della fisica, della matematica, della scienza, in uno sviluppo pragmatico e che passo dopo passo ci porta ad incontrare un mondo dove l’uomo è in costante sviluppo con la macchina, uno sviluppo lontano dalla religione e dalla superstizione, ma piuttosto una continua evoluzione nei confronti del futuro e della ricerca. Flavio Ferri, ex DeltaV è materia portante per lo sviluppo di questo disco e i suoni pop siderali mescolati all’elettrosinfonia in evoluzione ci portano lungo il perimetro attualmente invalicabile tra ciò che è stato e quello che verrà, non risparmiando quell’essenza nel ricercare nei viaggi verso una luce inesplorata, un concetto ben evidenziato nella cover del disco: installazione – opera dello stesso Zannier che permette di approfondire visivamente le tematiche affrontate nelle canzoni stesse. Quello che ne esce è un album criptico e quasi oscuro, tra la filosofia e la meccanica, tra il virtuale e il tangibile in un sali scendi ricreato ad arte che non passa di certo inosservato.

One boy band – 33 Giri di boa (Discipline)

Musica d’autore quasi eterea che si affaccia su territori desertici e pieni di riverberi interiori per dare un senso ad un suono d’insieme che si allontana dall’autocontrollo e lambisce la terra, lambisce l’isola come fosse mare docile, ma in continua trasformazione per un disco che ha il sapore necessario di una sedimentazione e di un proverbiale ricordo di tempi migliori. Un primo album di debutto che riceve, incassa ed espelle un bisogno impellente di parlare agli altri, un Davide Genco in stato di grazia che nelle undici tracce in questione cerca una propria via d’uscita dal cantautorato usa e getta moderno, lo fa attraverso poesie reali, tangibili dove la sostanza è sempre messa in primo piano e dove il nostro si diletta nell’impresa di riabbracciarsi alla solitudine del momento tra Micah P.Hinson e Sun Kil Moon in pezzi che fanno del citazionismo, come l’apertura affidata a Elliot Smith e l’autunno, un punto di partenza che si conclude nella bellezza di Ninna nanna dark per una prova d’esordio che ha il gusto dell’oscurità, di un tunnel senza fine in cerca della propria luce.

theNEMO – Dagli Snap! Al Crack (Discipline)

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Dal cantautorato tradizionale fino agli abissi raggiungibili dell’elettronica moderna dove il passato e il presente si fondono tra organismi in evoluzione e sostanza da consegnare al tempo che verrà in una piccola prova d’esordio che racchiude al proprio interno un intrinseco bisogno di comunicare esperienze di vita e istantanee futuribili di nuove ricerche sonore ben delineate già nella traccia d’apertura Lavorare di notte dove le chitarre in distorsione si sposano bene con l’elettronica dei sintetizzatori che pian piano si mescolano e destrutturano un ambiente che lascia posto a brani che chiudono il cerchio da Mi ricordo fino a Grazie lo stesso passando per Teca, quasi a voler imbrigliare, in un solo attimo, la bellezza iridescente di una musica colorata e intima da preservare nell’istante e nei ricordi migliori, dove le luci delle auto di notte ci fanno, forse, sembrare un po’ più vivi di quello che siamo e dove una natura oscura ci sa prendere per mano verso l’ignoto in evoluzione.

Palmer Generator – Discipline (Astio Collettivo/Torango)

Disco in famiglia che abbraccia i tempi migliori in lisergiche ambientazioni di paesaggi marini pronti a subentrare ad una terra in grado di cambiare ad ogni movimento e soprattutto in grado di comprendere le costruzioni del tempo tanto da valorizzarle in attimi elettrici e fotovoltaici attraverso una psichedelia stratosferica che si rispecchia molto nel post rock degli Explosions in the sky per un disco completamente strumentale che abbandona territori conosciuti per farci addentrare in un mondo inquieto e capovolto dove l’uomo deve uscire dal legame con la macchina per auto costruirsi un’identità fondante e autonoma in grado di comprendere i meccanismi che vanno oltre l’ingranaggio e si affacciano al pensiero con costanza e forza cangiante, da Persona fino a Domain, in mezzo abbiamo l’evoluzione di una società in un concept atmosferico in grado di sottolineare, ancora una volta, l’importanza dell’impatto emozionale su tutto il resto, intensificando un lavoro che si esprime soprattutto in chiave live, tra sudore e intensità, tra speranza e decandentismo evolutivo.

Before Bacon Burns – La musica elettronica è il futuro (Discipline)

Concentrazioni di suoni colorati che a dispetto del titolo regalano dieci tracce di puro rock ben studiato e calibrato a dovere che nell’occasione trova spazio per giochi di parole e testi denuncia in grado di colpire a fondo e produrre una sostanza materica che ricorda per certi versi i primi lavori dei Sick Tamburo in un concentrato di stile che ben si amalgama alla voce convincente e talvolta sbarazzina di Eleonora, intessendo trame che si dipanano dall’inusuale Cipresso fino a Pragmatica, passando per i concentrati della vita vera, quella vissuta, in grado di completare un percorso raccontando dei giorni che si rincorrono e noi protagonisti attivi di tutto questo divenire passiamo il tempo, il più delle volte, a subirne le conseguenze, dimenticando la nostra forza per reagire, ancora una volta, oggi più che mai.

C’è una ricerca testuale non indifferente nei Before Bacon Burns che si basa su solidi e classicheggianti comparti musicali, nonostante questo la formula testata sembra vincente, grazie ad un disco di fraseggi ben distribuiti e di parole che di certo non possono essere dimenticate nel vento.

La Suerte – Uno (Discipline)

La Suerte è un concentrato sonoro di pregevole fattura che non eccede mai in stravaganze cosmiche, ma approda verso lidi più dolci e ben suonati, in una musica che è abbraccio morbido ottenebrato da testi taglienti in un continuo aprire scatole della nostra esistenza per comprendere i particolari, per comprendere la sostanza che è racchiusa in questo lavoro: pop macchiato cantautorale, un macchiato caldo, che prende forma già dall’artwork capolavoro dove uomini avidi tentano di ritrovare se stessi e la propria capacità primitiva nel far proprio un pesce che purtroppo ha scelto il suo destino, in un fagocitarsi e saziarsi tipico dei tempi moderni.

E proprio di questo parliamo, con una rarefazione che è quasi tangibile parliamo del nostro essere al mondo, interrogandoci e partendo dal principio, partendo da Uno, delineando paesaggi sonori lievi e colorati, a tratti malinconici e a tratti spiritosi, come c’ha abituato la grande tradizione della musica dei cantautori nostrani, un veicolarci verso nuovi spazi dell’anima da conquistare, in bilico tra new wave e Nick Cave, lo sporco del garage, quello punk si intende, fino a coprire un lasso di tempo indefinito, da FIAT a Mondo Cane, sovrastando spazi e segnando un percorso chiaro e maturo, dove strumentisti di gran classe  e caratura, eccedono in bellezza, quella di cui abbiamo bisogno, ogni giorno.

La Suerte – L’Origine (Discipline)

Cantautorato d’ampio respiro che parla inevitabilmente di tutto il mondo che ci gira attorno, soffermandosi su fatti e impressioni, capaci di destare un lampo di genio illuminato, un chiedersi dove sta il confine delle nostre scelte, un domandarsi da dove arriviamo e capire la nostra origine e soprattutto capire il futuro in una società complessa e individualista come la nostra.

Nascere, venire al mondo, si cita già Courbet nella copertina, emblema di nascita e rinascita che si scontra con la quotidianità che tante volte ci vede incarcerati in un qualcosa che ci sta stretto, noi esseri umani, dalle forti aspirazioni che scegliamo unicamente il nostro destino dalle azioni che svolgiamo.

E’ un cantautorato impegnato quello dei La Suerte, lo si comprende sin dalle prime battute de l’Origine, piccolo EP di 4 canzoni che anticipa l’uscita del disco che vedrà la luce nell’autunno di quest’anno.

Quattro pezzi in divenire che si domandano, mescolando il rock alle note più caraibiche in una commistione alquanto inusuale, segnando un territorio ben preciso da seguire, in nome di un’originalità che incrocia Nick Cave a David Byrne, passando per Graziani e Veloso, un equilibrio tra strumenti e voce che ammalia e colpisce.

Piccola chicca di anticipazione ben riuscita che ci fa star qui ad aspettare nuovi e interessanti sviluppi.