Des Moines – Like freshly mown grass (Dinotte Records/We work records)

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Suoni a profusione ambientale che si intensificano attraverso un tramonto di una bellezza unica e ricercabile nei suoni di una chitarra che tra lo strumentale e il cantato accarezza le intenzioni di ricoprire un cielo grazie ad una musica originale, ma che nel contempo si rifà ad un tempo passato, ad un tempo che ora non c’è più. Il progetto solista di Simone Romei permette di creare un sound puro e cristallino, una musica che oltrepassa le barriere e instaura una rapporto intimo con l’ascoltatore, un rapporto che cresce mano a mano che le canzoni prendono forma, prendono vita. Prodotto da Egle Sommacal Like freshly mown grass è il desiderio di sperimentare suoni che sembrano provenire da un’epoca passata, è in qualche modo il coraggio indotto da una forza che abbraccia e non separa, ma piuttosto unisce in una condivisione di fondo che si dipana lungo le otto tracce proposte. Des Moines dipinge un malinconico paesaggio di inizio Autunno con la forza e l’eleganza di un sole che sembra non svanire mai. 


Unòrsominòre – Analisi Logica Ep/Una valle che brucia (diNotte Records)

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A sorpresa inaspettata, senza dire nulla e con un botto tenuto nel taschino escono insieme e all’unisono due dischi di Unòrsominòre: Analisi logica, piccolo Ep, ma potente per contenuti e Una valle che brucia, full length di rara bellezza e introspezione. Sono due lavori che si completano, sembra quasi nell’uno di trovare spiegazione e approfondimento per l’ampliamento musicale dell’altro tanto è verbosa e presente quella linea netta di demarcazione che ci costringe a far rientrare il tutto all’interno di una musica di qualità, magari non adatta a tutti, ma capace di scardinare logiche precostituite per una visione e un’analisi della realtà così complessa e stratificata da rimanerne in qualche modo colpiti. Analisi Logica si apre con la lunghissima O tempora, vivido spaccato dei nostri giorni, quassi una summa dell’intero lavoro, un’analisi tristemente veritiera che lascia posto alle citazioni di épater le bourgeois, sporca e convincente, per terminare con la già ascoltata “pezzali” a rimarcare l’uso smodato del nostro fervido ego in nome di una realtà che valorizza l’avere piuttosto che l’essere. Una valle che brucia invece è un’opera di per sé straniante, la copertina è l’esemplificazione del concetto su cui ruota attorno l’intero disco. Siamo su territori scarni, aridi e quasi nebbiosi dove la luce in fondo al tunnel è solo miraggio per menti che pensano che il futuro davanti sia fatto di elementi imposti, menti che non lottano, menti che subiscono l’assuefazione dei mezzi di comunicazione di massa, il tutto condito da un minimal rock cantautorale di bellezza solida capace di incrociare le alienazioni dei Radiohead, le melodie dei Non voglio che Clara e le sperimentazioni di Beck a rimarcare concetti, uno dopo l’altro, a sputarci in faccia l’assordante posizione che uno deve guadagnarsi per fermare questa deriva, sottolineando ancora una volta che la verità non sta di certo nel mezzo.