Un lavoro completo ricco di sfumature e capace di donare vitalità e capacità espressiva per la pura contemplazione estetica, per un forte accento su un rock che fa centro nel cuore di chi ascolta e consegna una prova che mescola con stile i fine ’80 con il pieno dei ’90 tra chitarre grintose e tanta sostanza che vuole comprendere e lasciare spazio al futuro.
Gli Hard Reset sono in tre, i numeri qui fanno la differenza, l’essere in pochi ha permesso di focalizzare gli elementi comuni e indivisibili per consegnare una prova ricca di trascinamento e passione, toccando i vertici della scena grunge di Seattle per passare definitivamente ad un rock più moderno che abbraccia Deftones e in parte anche la musica di Matthew Bellamy e compagni, in una sorta di rock spinto in chiave moderna che trova in divenire una propria evoluzione.
Il rapporto della macchina con l’essere umano, la meccanica che si fonde con l’anima per cercare una chiave di appartenenza anche se l’esito risulta essere di difficile interpretazione, temi profondi che parlano di amori che si conficcano nella carne e gesta quasi eroiche a parlare di un mondo che forse un giorno verrà, un mondo che ancora non è dato conoscere, ma che si ritrova lungo le parole che compongono il disco.
Un album fatto di sudore quindi e tanta energia, sviscerale capacità di infondere un qualcosa grazie ad un power trio che da spettacolo e incanala la potenza dell’atto in un movimento meccanico sfumando la luce che un giorno vedremo.