Emiliano Mazzoni – Cosa ti sciupa (Gutenberg Records)

Canzoni tirate, che si conficcano nella carne, un pianoforte malato che racconta storie di vita, perlopiù di amori fragili, nascosti e lontani.

Una commistione tra un giovane Tom Waits ricco di felicità sperata e il Bubola più intimo, intimista, raccolto da manciate di petali di rose che si fanno poesie.

E sono 11 le narrazioni contenute, in Cosa ti sciupa, disco dai tratti nudi e solitari, un orizzonte relegato all’impossibile, un cantastorie che si dipana tra ricerca e fortuna in un universo in continua espansione.

La voce è ricercata e mai banale e quando si tratta di comporre  questa si fa strumento e aiuto del pianoforte che Emiliano ama suonare e con cui compone ballate rock dal sapore indie e underground.

Si parla di vita, di morte, di fallimenti e fortune, sottolineando che quest’ultima è e deve essere una continua ricerca volta alla gratificazione; ma si parla anche di un costruire, di un comporre vite in modo delicato, quasi gelosamente nascosto; un mondo in cui la speranza è necessità e coerenza, abbandono e a tratti follia.

I pezzi scivolano inesorabili: meraviglie iniziali con Canzone di Bellezza per poi passare alle atmosfere di inconscia leggerezza di Un’altra fuga, lanciando percorsi serali in Non lasciarmi e lasciandoci al finale con Non rivedrò nessuno, ricordando il miglior Dino Fumaretto.

Liriche compresse, a volte lisergiche, sperimentazioni sonore curvilinee, incorniciate da racconti senza un tempo e senza una fine, ed è proprio questo il punto di forza dell’album: la mancanza di una matrice spazio/temporale in cui inserire le parole, che così facendo entrano in un contesto più ampio, onirico e oggettivo: un’immedesimazione soggettiva che va al di là del contesto vissuto.