Dario Ferrante – Uno (Autoproduzione/Regione Toscana)

Uno è il punto d’inizio verso strutture bianche concentriche che riaffermano uno stile volutamente minimal in bilico tra elettronica e piano crescente capace di incontrare mostri sacri dei nostri tempi intersecando i fraseggi dei nostrani Bavota e Carri per musica da film che come moto ondoso accoglie ed espelle, rotea nel vortice delle emozioni e consegna all’ascoltatore un’imprevista discesa negli anfratti più profondi della nostra anima, mite ritorno verso il punto di partenza, da dove rischiarare gli orizzonti e sentirsi capaci di decontestualizzare il momento; cubi che si trasformano e senza esitazioni ammaliano tra piano, violino, cello e quell’elettronica che conquista e rapisce, da Spleen a Youth, questo è un viaggio mirabile e desiderabile, minimamente mai rassegnato a se stesso, ma piuttosto portatore di quel desiderio di conoscere nuove e sostanziose parabole soddisfacenti, sei pezzi eterogenei esaltanti e pronti ad essere ricapitolati e riascoltati in rallentamenti cosmici che fanno da contorno al giorno che deve nascere attorno a noi.

Massimo Ruberti – Armstrong (Dogana d’acqua produzioni)

Viaggi cosmici e lunari, profondità divelte e nascoste, le stelle lontane e le galassie inarrivabili fino a mutare i sogni e le maree, fino ad impreziosire i cieli con l’oscurità che avanza, che stringe e si assembla, che si deforma e ci fa capire che lassù qualcosa è diverso, qualcosa è in continua evoluzione.

Massimo Ruberti con il suo Armstrong impreziosisce l’aria che respiriamo, calcando un’elettronica di confine degna di colonna sonora bruciata al sole, tra composizioni sonore che vanno oltre gli orizzonti concessi in un mondo fatto solo di luce e buio, ombre ed energia, in un certo qual modo sostanze vitali non approssimative di una desolazione che ci appartiene.

Ascoltare questo disco è fare un viaggio verso l’inaspettato, dove ciò che consideravamo soltanto dalle immagini, si ripropone con energia tutta nuova incanalata e le forze che si oppongono ci fanno vivere, ci fanno sperare.

Infuria, infuria contro il morire della luce, ascoltiamoci dentro per capire cosa fare un giorno, là, negli orizzonti infiniti, insegniamo ai bambini il coraggio di vivere.

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