Club Voltaire – The escape theory (La fleur)

L’innovazione sonora parte da qui e si divincola come marchio di fabbrica che parte dal passato e da ciò che standard si può considerare.

I Club Voltaire esordiscono con il loro primo LP, ricco di sfumature e sfaccettature e lo fanno con il botto perché dentro a questa copertina di cartone c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno: dai ritmi incalzanti, alla velocità che si trasforma in suoni che coprono abissi, dalla ballata, all’introspezione condivisa, vissuta e regalata.

Un disco di una purezza disarmante dove le quattro voci si alternano in un mare che si trasforma in oceano che non ha mai fine.

Il suono è vintage con sussulti di moderno, una commistione che sembra colpire già da un primo ascolto tra melodie che si contorcono in White Album e Tiger Milk, in corrosioni sonore relegate ad un mondo che si concentra non più all’apparenza, ma alla sostanza.

La band comasca nasce, cresce e si sviluppa dal 2009, un momento essenziale e cruciale per il cambiamento musicale che stiamo vivendo, sempre alla ricerca di contraddizioni da sfatare e di nuovi miti da porre su di un piedistallo che mai cadrà; e la ricerca di questi ragazzi continua, ce la fanno sentire in pezzi come There is no sound o nella bellissima Pieces of Beach alternando nel finale suoni più battuti e incorporati.

Un disco fresco, solare e a dir si voglia innovativo, soprattutto per approccio, un piccolo gioiello che brilla di luce propria e di cui non possiamo farne a meno.