Fusch – Chemical Light (Jestrai Records)

Bombarde chimiche circoncise e allucinate che lasciano code di se e sprazzi di umore cosmico a rinfrancare una scena priva di costante tensione, ma capace di evaporare i sudori di un nuovo giorno tra fasci di luci perenni e capacità nascoste, celate, ma in continuo movimento; abbattere substrati altissimi per riportare a galla una psichedelia tutta italiana, tutta forma e sostanza, con una cantato che per scelta è piuma d’uccello che si alza in volo.

I Fusch sono tornati e lo fanno alla grande, costola della Jestrai in tutto e per tutto, in questo nuovo disco, dopo la ricerca sonora in 3 atti dei precedenti, i nostri si affacciano su di un baratro apocalittico dove le energie convogliano lasciando piccole particelle di noi stessi, piccoli e minuti ricordi di un tempo lontano, di quell’affacciarsi alla vita fatto di istantanee lisergiche quando la poesia non era rovinata dall’ultimo apparecchio elettronico in circolazione, ma il tempo e la costanza permettevano di intessere legami con gli altri e soprattutto con noi stessi.

Si perché questo è un disco interiore, di un’interiorità mai raccontata, che indaga sulla voracità della vita, che indaga sui nostri malesseri e ci conduce verso mondi lontanissimi e abbracciati come amanti sulle rive del mare, guardiamo la marea che si alza, sospinti dalle onde, dall’acqua, sostanza vitale del nostro essere umani primordiali; affacciati alla vita e pronti a tenerla per mano.