Cristina Renzetti – Dieci Lune (Brutture Moderne)

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Guardarsi dentro, guardare lontano, comprimere spazi di pura poesia soppesata e imbrigliare la luce, quella che infine non se ne andrà mai. Cristina Renzetti stupisce, non solo per aver fatto un disco davvero importante e ricco di soggettività indiscutibile, ma anche per aver dato coerenza e filo d’unione ad un insieme di canzoni durato quanto una gestazione. Nove mesi per creare leggerezza e semplicità invidiabili, dove le virgole poetiche sono al loro posto e dove i racconti presenti all’interno dell’album sono parte imprescindibile della stessa cantautrice. Un’anima jazz che sposa la musica d’autore e quel che ne esce è un’attenta immagine di pura realtà che fa scuola ricordando, a tratti, per arrangiamenti e musicalità, quel capolavoro chiamato Anime Salve di Fabrizio De Andrè in un’attesa che si fa speranza e compie cerchi concentrici in pezzi come Nuvole e sole, la delicata Mana Clara, Anime Semplici o il finale lasciato a La montagna. Spaccati di vita, spaccati di noi raccontati dal filo invisibile dello stupore e mossi dalla bellezza delle cose che appartengono a quella forma di costrutto in divenire che da acustiche visioni  si trasforma in parallelismi con la vita vera per immagini da poter custodire e utilizzare nei nostri giorni migliori.

Giacomo Toni – Nafta (Brutture Moderne)

Disco proiettato dagli anni ’80 ai giorni nostri tra le nebbie del sentirsi soli e quell’atmosfera grigia della pianura che non consola, ma annerisce pensieri, li riempie di acquazzoni e li stende a terra senza possibilità di muoversi, senza possibilità di riscatto. Giacomo Toni ingabbia i sentimenti e parla di cruda realtà analitica quasi in stile punk naif, ma di certo con fare prorompente e soprattutto senza niente da perdere il nostro confeziona un disco duro e crudo che non cerca le mezze misure, ma piuttosto qualcosa di nuovo tra le produzioni musicali odierne. Il suo cantautorato non trova appigli nel già sentito, ma piuttosto trova una valvola di sfogo attraverso la vita di strada che si fa narrazione convinta e di indubbia qualità, uno slancio che parla al popolo dello schifo in cui annega giorno dopo giorno e dei bar di provincia che nascondono le lezioni di vita più importanti. Un album eclettico e fuori dal coro, una moderna Antologia di Spoon River in cui ogni storia, ogni persona è un tassello importante per creare costruzioni lontane dal mondo luccicante del chiacchericcio moderno e capaci di entrare nella realtà quotidiana attraverso un sapore astratto di scosse improvvise e vitalità inaspettata.

Aldo Betto w/Blake Franchetto & Youssef Ait Bouazza – Savana Funk (Brutture Moderne/Audioglobe)

Disco collettivo che interseca i principi fondamentali di un genere in divenire riappropriandosi, allo stato primordiale, di costrutti necessari per creare una musica d’insieme arrangiata e suonata dove gli elementi sovrapposti si sfidano creando un’amalgama geniale che vede le differenze attenuarsi in nome di una musica fatta d’ingegno e di colori, capace di penetrare attraverso un eccellente strumentale dove i nostri, al secondo disco, regalano una sospensione ricca di influenze, anche cinematografiche che vanno dal western passando per l’elettronica e il funk rock in un’imprevedibilità di fondo che fa scuola e che consegna agli ascoltatori dodici tracce sonore che sono il risultato di una sintonia invidiabile e di un approccio teso fin dall’inizio, capace di portarci verso mondi lontani, comodamente seduti sul nostro divano, tra un woodstock moderno e una sperimentazione in continua simbiosi con la terra che ci circonda.

Cappadonia – Orecchie da Elefante (Brutture Moderne/Audioglobe)

Il mastodonte, il pachiderma, l’elefante e la continua ricerca nella trasformazione, nel bisogno essenziale di non essere più gregario, ma di far crescere un disco completamente proprio, completamente vivo e suonato, che si interroga, grazie a costrutti esistenziali e grazie anche ad un’immediatezza che confeziona pezzi orecchiabili, mescolando la musica d’autore con le sonorità d’oltre manica e d’oltreoceano, incrociando gli Snow Patrol e quella capacità che rende i suoni rock e folk più malleabili e interessanti, arricchiti da un substrato di arrangiamenti che farebbero invidia a qualsivoglia produzione moderna, arrangiamenti nati dall’incontro e dalla collaborazione di Alessandro Alosi de Il Pan del diavolo e alla presenza di ospiti come Nicola Manzan e Gianluca Bartolo per un album che non conosce territori inesplorati, ma piuttosto si inerpica come presa di coscienza nei confronti dei giorni che verranno.

Nove tracce in tutto che si aprono con la bellissima e desertica Orecchie da Elefante per passare velocemente alla leggerezza di Mani di velluto e a quella Lontano che è quasi la summa del disco per finire con Ventisei per una semplicità che chiude e abbaglia.

Un piccolo gioiello nel panorama musicale dei giorni nostri, un cantautore che ha raccolto le esperienze del tempo per aprirsi ad una nuova era che lo vede protagonista, tra ballate memorabili e quel sapore malinconico che ha fatto scuola e segna indissolubilmente la strada per il futuro che deve arrivare.

mara – Ottobre ’66 (Brutture Moderne)

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Disco incantevole e soppesato, capace di quella forza gravitazionale che permette agli strumenti di entrare poco alla volta nell’incantevole voce di Mara Luzietti e di far si che il mistero che si cela dietro a queste ballate/canzoni in lingua inglese sia svelato a poco a poco tra ricordi di un tempo lontano e la rievocazione di quella nostalgia, del bisogno di tornare alle nostre origini.

E’ un disco fanciullesco, i passaggi lo delimitano e scavano in profondità per donarci una pelle nuova,  un nuovo vapore acqueo che mostra dietro di se un connubio perfetto tra ragione e sentimento, tra la voglia di partire e l’esigenza di aspettare, di riflettere, di trovare il momento giusto per la partenza della vita.

C’è un pezzo in mezzo a tutto questo, Notte di luna calante di Modugno, un pezzo elegantemente interpretato e arrangiato nuovamente, dove nulla è lasciato al caso e dove la costante ricerca porta a risultati convincenti.

Un disco quindi dal sapore vintage, ma allo stesso tempo un disco di ombre che si stagliano al calar della sera; forse una parte introspettiva che pian piano riesce ad uscire o forse più semplicemente, il mistero dell’album è una pura sfaccettatura dell’animo umano, alla ricerca costante di un posto dove vivere, alla ricerca costante di un posto nel mondo dove poter stare.