The black beat movement – Love Manifesto (Grande Onda)

Album ricco di sfumature e registrato egregiamente, disco che non sfigurerebbe accanto a qualsiasi e qualsivoglia produzione internazionale di rispetto, inglese eccellente e classe da regalare a migliaia di gruppi conterranei, loro sono i Black Beat Movement e dopo un anno e mezzo circa dall’uscita del loro ultimo lavoro ID-LEAKS fanno dei suoni un vestito elegante da indossare e per l’occasione il cambio d’abito dal titolo Love Manifesto è un concentrato di hip hop calato nel quotidiano , inframmezzato da soul e r’n’b con sprazzi nel jazz; si avete capito proprio bene, i nostri di larghe vedute incasellano una prova che in sé è priva di genere, ma si assiepa tranquillamente tra quelle produzioni che non devono per forza essere  etichettate, ma che vive, questo Love Manifesto, di luce propria e si alimenta attraverso la voce incisiva e suadente di Naima Faraò che per l’occasione è accompagnata dalla chitarra di Jacopo Boschi, dal basso di Luca Bologna, dalla batteria di Nico Roccamo, dal sax di Luca Specchio e dal giradischi bello scratchato di Dj Agly.

Un disco multiculturale e internazionale, con featuring di alto livello come quello di M1 voce dei Dead Prez, la voce di Raphael e quella di Tormento, tredici tracce che sono anche immagini e soprattutto pure sensazioni e vibrazioni a disegnare nel cielo, probabilmente un manifesto d’amore sperato, tra forza generatrice e qualcosa che portiamo dentro, qualcosa che nessuno al mondo ci toglierà.

Black Beat Movement – ID-LEAKS (Bm Records)

Un gruppo che ha i numeri in tutti i sensi.

In testa guidati dalla voce di Naima Faraò, i Black Beat Movement esordiscono con un album pieno di colore da far incendiare possibili contatti lunari.

I BBM nascono come collettivo, tutti nomi noti che compongono la scena underground italiana e provenienti da esperienze diverse come Vallanzaska, Rootical Foundation e Rezophonic, un collettivo che grazie ad una voce suadente e molto blues riesce a creare un funky oscuro contaminato dal soul americano e in stato di grazia da un pop che in qualche modo è portatore di innovazione e scardinamento di regimi precedentemente sorretti per far vibrare ogni singola nota, ogni singolo passo.

8 canzoni che sono frutto di numerose esperienze live come la condivisione del palco con artisti quali Paola Turci, Africa Unite, Sud Sound System, Statuto tanto per citarne alcuni e la vittoria del contest Sziget che porta i nostri a suonare per due volte ad uno dei festival più importanti in Europa.

Un suono quindi che è un riempimento di tavolozze colorate pronte a dipingere un quadro contaminato di espressioni e sfaccettature inusuali, emblematico il passaggio da canzoni come Break it a pezzi come The Trick o Gipsy Lady, una commistione inusuale che si fa pensiero portante nella bellissima What a Gwaan.

Un disco da ascoltare più volte per capirne il vero significato: ad un ascolto veloce il tutto ti sembra omogeneo e in qualche modo legato all’intrattenimento, ad un ascolto più attento invece i 6 si contendono attimi di poesia lucente che fa ben sperare.

L’eterogeneità è il loro punto di forza e a noi piace.