Orango – Da per terra sicuro non cado (Bananophono)

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Granito rock che assapora sudore e palchi in dissoluzione a scuotere membra ad ottenere risultati nel lungo peregrinare umano. Da per terra sicuro non cado trasforma l’inutilità in costante bisogno di approcciarsi ad una sostanza viscerale e potente. Una sostanza non fatta di sogni, ma piuttosto di esplosività sonora che nel math rock trova conforto. Una musica di necessità quindi, cantata in italiano che vede il nostro Orango avvalersi in chiave live solo ed esclusivamente di Carlo Berbellini alla batteria e Diego Comis alla chitarra. Un trio ipotetico che diventa duo un duo che diventa trio per l’ottenimento di un effetto alquanto straniante che dal vivo è accompagnato da una voce registrata. L’apparenza che diventa illusione. L’illusione che diventa fantasma. Orango è una creatura misteriosa, una creatura che ha fatto dell’anonimato, anche in chiave live, un punto di svolta che sfocia come fiume in piena all’interno di un mare in burrasca, un mare difficile da contenere. 


La stanza di vetro – Al buio (Bananophono)

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Cantautore elettrico sintetizzato che riesce nell’impresa di creare un piccolo disco dal sapore d’altri tempi in grado di proiettare la modernità in una costante ricerca di fondo che attinge dal vecchio per trasformarsi in un nuovo condiviso attraverso le forme e le costruzioni oscure di una stanza non propriamente illuminata dove i battiti e i respiri sono l’emblema di uno stato mentale pronto a colpire il cuore, analizzando il malessere di una società che si fa conquista, intersecando latitudini di gruppi passati come Macromeo e intercettando l’attuale James Blake o le propensioni cosmiche di Battiato, per un disco, quello del solista Enrico Marcucci che vuole scavare nelle profondità dell’animo umano analizzando sentimenti espressi nel buio di una stanza da dove poter vedere, con occhi sempre nuovi la luce di una musica che cerca di essere faro elettronico per le produzioni future, guardandosi dentro e riscoprendosi un po’ cambiati.

Jumping the shark – Amami (Bananophono)

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Album diretto caratterizzato da suoni viscerali in grado di contemplare bellezza in riff nostalgici delle migliori produzioni degli anni duemila invertendo la rotta e consegnando potenza sostanziale ad un power duo che intensifica e affina la tecnica per consegnarci una prova senza fronzoli e impreziosita da una maturità conseguita con il tempo e nel tempo capace di conquistare palchi polverosi e sogni da destinarsi in un approccio diversificato da sovrastrutture letterarie e musicali che si fanno poesie distorte e di pregevole fattura valorizzando una maturità raggiunta e un primo piano messo a fuoco tra i parallelismi di Dimmi quando verrai a casa fino al fade out di Scomparire, passando per concentrati di vita in Vera show e Marilù a ricoprire pezzi di noi, speranze e illusioni urbane, tra l’orecchiabilità della canzone pop e l’intensificarsi di un rock che sa di internazionalità ricercata, ambita e compressa fino alla potenza del gesto e del suono che vive di vita propria e non ci abbandona.