An electronic hero – Isoipstar (Autoproduzione)

Viaggi cosmici spaziali in grado di contemplare lo spazio da un nuovo punto di vista, suoni stratosferici che si innalzano sopra le nuvole della quotidianità e incrociano pianeti amalgamati nel buio eterno, conquistano nuovi bisogni e cercano di osservare la materialità da un nuovo punto di vista, un’idea concentrata al tempo stesso, un’idea che è parte del tutto.

Tre pezzi soltanto, che vantano un’internazionalità di sicuro impatto, capace di dare freschezza e concentrato in divenire, con Fireworks che ricorda il Blake migliore, processato con cura e disintegrato, senza dubbio ricomposto e sicuramente sognato.

Un album che riempie il tempo, riempie il mondo di sintetizzatori universali, un disco che stupisce solo per il fatto che allo scadere dell’ultima canzone riparte, con un po’ di amaro in bocca, esigenza che di questa musica ce ne sia ancora per molto, superando le barriere territoriali e andando oltre, lassù.

The Straphon – The Straphon (Autoproduzione)

Incursioni seguendo le onde del mare che si portano appresso quella carica di energia che viene dosata e lentamente sovrapposta ai muri di chitarre continue amalgamate, ricercate e perse in un anelito di pioggia quasi fosse sospiro il colore che sentiamo.

The Straphon è il nome di una band abruzzese di Sulmona, che si caratterizza per una connotazione alquanto rock, ma direi io ricercata che non disdegna la contaminazione con un’alternative anni ’90 incrociato alle tastiere ’80  degnamente interpretato e che spicca per cantato femminile nelle mani di Ludovica.

Cranberries che si fondono a Skunk Anansie con un tocco della O’Connor a sancire un indefinito vissuto fatto di innovazione e lasciando da parte la cover band da stuzzichini per impadronirsi pienamente di un palco che si conquista grazie anche alla complicità unisona dei membri della band.

Un gruppo quindi non rassegnato alle cover, visto anche la tipologia di formazione, ma che va ben oltre tutto questo, si trasforma e fa si che la parte innovativa prenda il sopravvento in una fusione di stile e coraggio.

Importante l’apertura di Black Powder, snocciolando  e seminando in Thank You passando per l’ironica Attitude for Idiots, concludendo con Judge in the mirror.

Un disco che sa di freschezza, orecchiabilità che non guasta e facilità nella fruibilità della proposta, tutte caratteristiche che non fanno mai male alla nostra mente.