Angelo Sava – Miasmi (Autoproduzione)

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Cielo grigio in differita e distorto che recupera vigore dalle antenne delle case e dei palazzi in sodalizi costanti nebbia a risarcire il mondo di una bellezza ancestrale, da antro di caverna buia e soffocante nelle sua claustrofobia eterna e in parallelo situazioni che si divincolano e si lasciano soppiantare da chitarre abusate, alterate e una voce in fondo a ricoprire di tappeti a pad continui, suoni morti in dilatazione eterna per un suono altamente underground che si dipana lungo sei tracce dal sapore metallico e sulfureo, un suono accecante condito dal dolore del tempo, un suono, quello del disco di Angelo Sava che a pensarci bene si fonde e conturba da Merlo a Carestia e sembra sempre di sentire lo stesso intro, la stessa forza e prepotenza che in un solo abbaglio apre la porta ad una produzione fuori moda di certo e con un preciso percorso di abbandono e ritrovo, tra la morte e la vita, tra il bene e il male.

Angelo Sava – Addio Pimpa (Autoproduzione)

C’è la furia dell’urlo nella malinconia della vita in questo disco di Angelo Sava, c’è il bisogno sostanziale di rimettere le cose apposto dopo la tempesta, di ricucire il mondo oltre ogni aspettativa tra le onde del cantautorato e il noise distorto a ricoprire ogni forma di speranza per una vita migliore, una manciata di canzoni nascoste tra i lamenti dell’anima che impazzano gli abbandonati colori per entrare e farsi vedere, uscire allo scoperto, non aver paura di dimostrare la propria appartenenza ad un altro tipo di vita; Addio Pimpa è una scritta indelebile su di un muro, è l’abbraccio solitario con il passato che si consuma, attanaglia, stringe al cuore, Ritornerò su tutte è il pezzo più rappresentativo di questo lavoro, una Pesaro rumorosa che si fa sentire oltre il buio che avanza, oltre le grida laceranti di dolore, c’è un uomo, Angelo Sava che ripercorre i fili sottili della propri anima gridando al nuovo giorno che verrà.