Sara Velardo – 3 (Adesiva Discografica)

Sara Velardo si concede con grande stile in questo nuovo disco dalle sonorità prettamente indie rock legate ad una musica più intima, che abbraccia un’idea di internazionalità che si affaccia oltre le tempeste e oltre l’atlantico già conosciuto, non dimenticando gli insegnamenti della prova d’autore Polvere e Gas e intascando una manciata di brani che sono il compimento di un percorso evolutivo di pura sostanza, che in questo caso prende forma grazie ad arrangiamenti vividi e d’impatto, arrangiamenti che abbracciano i loop e la puntuale presenza dell’acustica a tessere trame e implementare la scena.

Sara non dimentica la componente sociale del tutto e per i testi si ispira alla quotidianità che le gira intorno, con un battito d’ali vola come un uccello sopra la città per carpirne i difetti, le ossessioni, le manie, il manierismo abbandonato per entrare in punta di piedi lungo i confini di un qualcosa di immateriale; la nostra con disinvoltura ritagli pezzi delle nostre vite per poi ricucirle in un nuovo vestito e forse sta proprio qui la peculiarità della cantante calabrese, il riuscire nell’intento di abbinare una gran bella voce e bei testi ad un significato mai scontato, ricercato, Sara mi fa pensare ad una musicista a tutto tondo, capace di prodezze sempre nuove e che non smette di stupire ad ogni nuova uscita.

Fusch!- Mont Cc 9.0 Third act (Jestrai Records)

Benvenuti per l’ennesima volta in un luogo lontano, disperso, quasi oscuro per riempire le vostre orecchi di puro e sano rock suonato senza mezze misure con dosi di improvvisazioni che vanno ben oltre ogni aspettativa che sia vera e reale, che sia condizione essenziale per esprimersi in un mondo che forse tante volte le possibilità di dire ciò che si pensa non te le da.

I refrain si fanno vivi più che mai già dalle prime note di Iuston che ti incolla e ti capovolge portandoti in una dimensione poliziesca fine ’70 quando le auto in tv volavano per davvero.

C’è del tecnicismo in questo disco, ma c’è anche molta capacità di far uscire emozioni discordanti, ipnotiche, catartiche, in abissi di porcellane che si distruggono inesorabilmente al suolo.

La stanza dei funghi segna un’acida stazione di fermata che porta al puro lisergico suono condensato in poco più di sei minuti, poi tutto scompare, lasciando il divertimento nello stravolgimento di la Convenzione del buon Battiato, Mariateresa Regazzoni è in forma e si sente con un cantato più presente rispetto agli altri 2 atti.

Un vortice sonoro quindi che si innesta nel finale memorabile di l’Ines atto finale, ballata acustica per soli strumenti a ripagare l’attesa di questo, ultimo, essenziale gioiello sonoro.

Si chiude una trilogia, tre dischi da ascoltare possibilmente tutti d’un fiato capendone le evoluzioni e i momenti di riflessione: 9 brani che sommati agli altri 12 ci consegnano, in un anno, un quadro da ricordare.