Potenza espressiva mai conclamata, in perle strumentali che non disdegnano un approccio internazionale, ma anzi si confondono proprio con il senso più ampio di una musica che non ha confini e si perde a vista d’occhio oltre i territori mentali per come li conosciamo, attraverso un disco grandioso, che si presta da colonna sonora futuribili, ma nel contempo quotidiana, attraverso un sodalizio che vede il bassista e compositore emiliano Pier Bernardi attorniarsi di musicisti del calibro di Martin Kent degli Skunk Anansie, Michael Urbano già attivo con Sheryl Crow e Ligabue, fino alla toccata e fuga di Davide Rhodes nella splendida e ammaliante Grace. Il nostro ci regala un album strutturalmente in bilico tra classico e moderno, sperimentando tecniche apprese nel tempo e perfezionando sicuramente un tracciato, un percorso di vita vissuta che esplode nella sua totale potenza attraverso un basso che quasi si racconta da Bus your hand fino a My eyes are yours, ad accendere di vita e speranza una musica fatta prima di tutto con la passione ed il cuore e ad incentrare il cammino in una conoscenza profonda che sa di rinascita.