Mujura – Come tutti gli altri dei (Radiocoop/Self)

Sensazioni territoriali da mare lontano che si inerpicano sulle scogliere incontaminate di un mondo in dissoluzione dove dei e umani convivono in un’alterità che si fa presenza nella quotidianità e sfiora l’indissolubile legame con qualcosa di spirituale che percepiamo nell’aria che non possiamo sfiorare, ma che immaginiamo, in una comunione di intenti che si perde all’orizzonte. Il disco del produttore e musicista folk Mujura, all’anagrafe Stefano Simonetta, si perde negli abissi della sostanzialità teatrale e incrementa una buona dose di bellezza partendo dalle viscere che ci portiamo dentro, dal nostro essere interiori in una principale metamorfosi cangiante che sposa i suoni mediterranei con connubi stilistici da sperimentatore non folk, spostando l’asticella più in alto, in un intreccio di colori, sensazioni, istanti e attimi che stupiscono per freschezza e incisività della proposta. Come tutti gli altri dei si presenta come un ponte importante tra passato e futuro, ne sono da testimonianza pezzi come l’apertura affidata a Toro, Afrodite, Efesto con la voce di Edoardo Bennato e poi ancora Orfeo a cullare una Mai di una bellezza centrale e comprensiva di ogni sorta di influenza che si respira nell’intero disco. L’album di Mujura è composto da una musica che entra direttamente in comunione con la terra e con la radici d’appartenenza, una musica che scavalca l’idea di confine incasellando una manciata di pezzi in un viaggio ultra temporale davvero significativo, concreto e anacronisticamente contemporaneo.