MoE – Examination of the eye of a horse (Wallace Records/Conrad Sound)

Avanguardie punk di tutto il mondo unitevi al rock alternativo di genere underground che incrocia il ruvido e lo sporco del garage per un umidità che si fa sostanziosa rivincita verso un suono accattivante, quasi prorompente, di sicuro impatto emotivo che intesse una voce arrabbiata ad altrettante strutture di veridicità sovrapposta in grado di mantenere con il fiato sospeso l’ascoltatore per tutta la durata del disco, quasi in un thriller psicologico dagli inevitabili risvolti, dal Giappone all’omaggio messicano, MoE è un concentrato di culture proveniente da Oslo, dal freddo nordico si osserva l’occhio del cavallo, animali in libertà che non riescono a trattenere il fiato, pronti a gridare il proprio stato di appartenenza attraverso una sperimentazione che si affaccia prepotentemente nell’oscurità eterna, quella dannata, quella ricca di minerali e gas sulfurei in un vortice concentrico dove le immagini oniriche ricreate fanno parte dei nostri incubi peggiori, dando continuità con ciò che non esiste, ricreando il passato e il presente all’interno di una retina corrosa pronta alla rinascita da buona araba fenice.