MedInItali – Coltivare Piante Grasse (Audioglobe)

 “Coltivare piante grasse” è un disco colorato, ricco di energia e di fusioni free-jazz con tocchi di stile, il tutto legato e cantato da una voce bellissima che ricorda i migliori Sangiorgi e Gulino.

Gli accostamenti con la band di quest’ultimo, visto anche la prevalenza nelle canzoni della chitarra acustica, può sembrare d’obbligo e invece no.

Qui il suono si fa molto più ricercato grazie anche alla presenza di una notevole sessione di fiati e lasciando il tutto a un suono acustico, quasi scarno, ma ricco di sfumature e giusti interventi.

La band dei “MedInItali” nasce 5 anni fa dalle sapienti teste e direi mani di Niccolò Maffei e Matteo Bessone.

Nati e noti come Buskers dublinesi sono tornati in Italia creando una vera e propria formazione con chitarra acustica, sax, batteria e basso con cui hanno vinto numerosi concorsi grazie al demo “Soluzione al tempo” e successivamente con l’album “Bruco EP” hanno potuto condividere il palco con Niccolò Fabi, Moltheni, Marta sui tubi, Roberto Angelini e molti altri.

Le canzoni del nuovo album sono un concentrato di poesia sferzante, di canzone d’autore ricercata e mai banale, un sorriso in pieno giorno mentre l’auto corre su un’autostrada infinita.

In “Perle umide” gli occhi si fanno pietra preziosa che trasuda amore, “7 Fiori” ricrea atmosfere circensi mentre “Piante Grasse” ricorda i CSI nelle schitarrate e gioca sull’assurdo che può esistere nel coltivare piante grasse per stare meglio e per combattere il cemento.

In “Non mi stanco” le stonature di chitarra volute creano bene un’atmosfera notturna e sognante..

“Schiava di un’idea” calma le atmosfere lasciando spazio al quite jazz d’annata.

“L’immagine che a fronte a me si staglia non è mia” annuncia la canzone forse più autobiografica dell’album “Mia Identità” che apre bene alle ultime tre tracce.

Chiusura – meraviglia con “Svanita paura” … “vuoti di memoria a colmare spazi densi di ricordi sparsi in una scatola nera”.

Provo a spegnere il lettore, ma inevitabilmente mi trovo nuovamente la canzone d’inizio che non riesce ad uscire dalla testa.

Lascio posto quindi ai pensieri, quelli veri e più semplici e mi riascolto questa nuova, intricata e dolce meraviglia.