Massimo Ruberti – The city without sun (Dogana d’acqua produzioni)

Manipolazioni elettroniche per musica da cinema, cosi definirei la prova al di sopra delle righe di Massimo Ruberti: The city without sun

Il tutto suona come un frullato di neuroni che si concentrano nel creare un’alchimia perfetta, che scena dopo scena si inerpica in territori inesplorati e i tagli servono nel montaggio per dare un senso di disorientamento profondo, ma ricco d’atmosfera che crea quella commistione ambiente-percezioni sensoriali che solo in pochi riescono a mantenere nel tempo.

In questo disco c’è la fantasia di chi sa generare, controllandoli, suoni di altre galassie, convogliare e canalizzare una musica ultraterrena che si lascia andare in modo maestoso utilizzando gli strumenti più disparati accostandoli a generi del tutto inusuali.

Le 10 tracce che compongono il disco formano un viaggio continuo che andrebbe presentato nella sua interezza, quasi ad ascoltare quel silenzio assordante che si staglia sui vetri di una finestra in un giorno di sole.

Qui però il sole non c’è e le creature che vivono dentro a questo disco non sono di questo mondo

Forse ci troviamo dentro un film?