Malarditi – Un po’ più in là (D Cave Records)

Non vogliono effetti, non vogliono manipolazioni sonore eccessive, non ricercano il suono fantasmagorico che lascia di stucco, a loro interessa arrivare al nocciolo della questione, all’essenzialità pura e semplice contestualizzata in un folk pop velato dal country che rapisce già dalla partenza di A casa mia, canzone introspettiva di velata malinconia, passando via via dall’apertura non solo visiva di Un po’ più in là e dall’inquietudine di Eroi, persone senza scrupoli che caratterizzano la nostra vita giorno dopo giorno; si scorre poi con facilità verso La ballata del tempo perso e quella Quasi ridicolo che racconta le sorti di una notte dove il pensiero senza senso vince su tutto.

Via via che il disco scorre, arriva la delicatezza testuale di Dimmi se mi vedi ancora qui, passando per la bellezza di Lunedì, il giorno dell’inizio, il giorno dei pensieri più profondi e poi via ancora con Tutto va bene così, Mia e Televisione a sancire una encomiabile e allo stesso tempo elegante presa di posizione.

Ah non li avevo presentati, loro sono i Malarditi, gruppo capace di confessarsi e di mettere a nudo la propria anima, un disco suonato quasi del tutto dal vivo, come sulla strada, quella strada che hanno imparato a conoscere, quella strada che è sacrificio e impegno, senza meta alcuna, ma con spirito totalmente libero da vincoli che li fa sentire più vivi.