Ironici, divertenti e prorompenti, intarsiati e uniti da mescolanze di stili e generi che li rendono inclassificabili seppur facendo parte di quell’indie pop nostrano piacevole e scanzonato.
I piemontesi Litio sono attivi dal 2004 e dopo numerosi cambi agli strumenti la formazione si stabilizza/destabilizza portando alla luce il loro primo disco (Flo)reale nel 2011 che li vede aprire, tra gli altri, per Nicolò Carnesi, Perturbazione e Zen Circus, poi la cosiddetta maturità/immaturità li fa avvicinare a Francesco Groppo (Wherever Recording Studio e Vollmer Industries) che consente loro di registrare Con la semplicità, il loro secondo lavoro.
Ed è proprio semplice l’approccio di questo disco, diretto, comprensibile, senza ricami o richiami a quant’altro, sola e pura semplicità.
I ritmi power pop si condensano con il punk e ci lasciano trasportare verso testi freschi, sbarazzini e in vicissitudine di cambiamento.
Tanto per fare un esempio ascoltando la traccia d’apertura 16 anni si respira una sferzata d’aria fresca racchiusa in pochi attimi di gioia adolescenziale , si passa poi a Mamacita che con echi latineggianti ci trasporta con il suo ritmo altalenante a Bugiardi la radiofonica del disco.
Si passa poi velocemente a Non capisco, canzone blues sull’assenza di punti stabili e proprio prendendo spunto da queste parole Per me e Bus si affaccia su territori ulteriormente nuovi, quelli del soul e del battito in levare; La ballerina ricorda i vicentini Casa, Sergio invece è radicalità punk che si fa intendere anche nella chiusura con Dice.
Un disco pieno di spunti di osservazione ed energia vitale capace di conglobare pensieri che si alzano per creare quel vortice innovativo di cui la canzone italiana ha bisogno.