I Lenula ci vanno giù pesante con uno sporco blues tinteggiato dal rock che proviene direttamente dai bassifondi sporchi dell’anima, dove il nero come colore predominate, lascia accenni di un cuore bianco in sospensione cosmica, quel battere della gran cassa sincopato che ammalia e costringe l’ascoltatore a lasciarsi trasportare sulla via opposta a quella di casa, là lungo il fiume, dove tutto ha inizio, in una dimora di legno abbandonata allo scorrere dei giorni.
Nuovo disco quindi per la band di Brindisi, che dopo l’esordio Profumi d’epoca, si concentra confezionando una prova che richiama ancora il passato ma in modo perentorio, in modo diverso, lo fa attraverso undici pezzi che sono la summa del proprio pensiero, canzoni sporcate da un’attitudine dal tiro deciso, ma allo stesso tempo romantico, undici brani che si ascoltano nel susseguirsi dei pensieri che inondando la testa, ricevendo il giusto quantitativo di sangue per poter sperare ancora.
Irrequieti e allo stesso tempo disincantati, sognanti e carichi di desideri reconditi, i nostri fanno scivolare pezzi – manifesto del loro intendere la musica da Senza stanze per nascondersi fino a quella magnifica Sogni di sempre, che non è altro che volontà sperata nell’essere diversi, partendo da noi, partendo dal principio e cioè dalla nostra anima dannata.