LaBase – Antropoparco (LaNoia)

Grida laceranti di dolore, un disco che parla dell’essenzialità di vivere in questo mondo che è nostro ancora per poco.

Silenziatori spenti e chitarre fragorose di gioventù sonica che si intrecciano ad un cantato Godanesco di memoria quasi ancestrale, i tempi di Catartica e di quella band che aveva commosso per immediatezza e rancore, portato alla esasperazione distorta di continui sali e scendi sonori che gridavano al miracolo, finalmente.

Quasi 25 anni dopo LaBase raccoglie l’eredità di tutto questo e si concentra sull’essenziale tra blues rock accennato e un alternative grunge che affonda le proprie radici proprio negli anni in cui la ribellione aveva preso un’altra forma, si incarnava nello spirito di introspezione sonora e a tratti malinconica che sfociava in rabbia: gli anni X.

Anni di polvere questi che si trasportano fino ai giorni nostri, incuranti del dolore trasmesso e pronti a far riaffiorare i ricordi, i nostri lasciano ai posteri nove tracce mai contorte, anzi essenziali, si ascolti l’apertura ComePietreDiCalcare o Primavera, passando velocemente e con un gran balzo a Il Rettile, finendo con la suite sonora ALPRAZOLAM.

Un disco di collisioni cosmiche che quasi per magia incontra e si scontra con il passato per dare un senso vero e reale ad un pensiero ormai dimenticato, una rabbia oltraggiosa che è pronta a sfociare per farci ricordare da dove veniamo e soprattutto che cosa faremo.

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